“Mentre accelera la realizzazione del costoso e inutile rigassificatore al largo di Ravenna, con procedure semplificate da un lato e incremento dei costi dall’altro; mentre partono i lavori del gasdotto appenninico che, dalla Puglia, attraversa dieci regioni, è  autorizzato da procedure di VIA territoriali che hanno perso validità e risponde al progetto di fare dell’Italia l’hub europeo del gas metano; mentre accelera l’emergenza climatica, che richiede investimenti per uscire dai fossili e puntare sulle rinnovabili, in questo quadro già così contraddittorio e preoccupante, languono i progetti dei Parchi eolici offshore di Rimini e Ravenna. Opere che hanno giustamente seguito le normali procedure autorizzative senza sconti e corsie privilegiate come quelle del rigassificatore, un’opera dagli impatti complessi che ha ottenuto il via libera in appena sei mesi” così, in una nota stampa, commentano la realtà odierna Silvia Zamboni, co-portavoce Europa Verde Emilia-Romagna e consigliera regionale, e Paolo Galletti, co-portavoce Europa Verde Emilia-Romagna

“In particolare, l’impianto eolico riminese, benché giù autorizzato, risulta bloccato per motivi non chiari, sempre che la vera, inconfessabile ragione, non sia il presunto e surreale danno paesaggistico, in un litorale, a terra, ipercostruito e “rapalizzato” come è quello riminese.  Stupiscono, poi, alcune forze politiche di destra, silenti sullo scempio causato all’ambiente dal rigassificatore ravennate, che in queste ore hanno rilasciato invece preoccupate dichiarazioni su un presunto danno delle pale eoliche alla pesca. Uscire dai combustibili fossili, tra i maggiori responsabili dell’emergenza climatica, è più che mai urgentissimo. Con i ritardi e le zavorre che rallentano progetti come gli impianti eolici offshore di Ravenna e Rimini, si perde solo tempo prezioso e si mantiene la penalizzante dipendenza energetica ed economica dell’Italia dall’import di gas metano”.