Silvia Ronchey è una medievista, filologa e accademica italiana, dal 1996 al 2012 ha insegnato all'Università di Siena; attualmente lavora presso l'Università Roma Tre come professoressa associata. Roma, 2 ottobre 2017. © Leonardo Cendamo

Cos’hanno in comune i millenari mosaici delle basiliche ravennati con una “giovane” scienza quale la psicologia, non più vecchia di un secolo e mezzo? La risposta è: James Hillman, psicanalista e filosofo americano la cui ultima opera, pubblicata a dieci anni dalla sua morte, è un libro-intervista con Silvia Ronchey, docente di Civiltà bizantina all’Università Roma Tre. Giovedì 9 giugno, alle 18 al Teatro Rasi, Silvia Ronchey è ospite di Ravenna Festival per raccontare L’ultima immagine (Rizzoli, 2021) in conversazione con Chiara Lagani. Al centro del testamento intellettuale di uno dei grandi pensatori del Novecento c’è infatti il tesoro custodito nelle basiliche Unesco, tanto in tributo al maestro Jung, che sui mosaici di Ravenna scrisse pagine oniriche e misteriose, quanto nella convinzione del valore simbolico e archetipico di quel patrimonio, che fiorì alla fine (e dal senso della fine) dell’Impero Romano…poiché, quando l’ultima immagine svanisce, “l’anima comincia di nuovo a popolare i regni, ora silenziosi, con figure e fantasie nate dall’immaginazione del cuore”. L’appuntamento è a ingresso libero.

“Gli esseri umani di allora hanno usato la bellezza per contrastare l’ansia della fine,” suggerisce Hillman, catturato – come tanti altri celebri e non celebri visitatori di Ravenna – dalle volte preziose di mosaici e dall’accostamento fra luce e buio nella città. È il 2008: il filosofo e la storica passeggiano per le strade di Ravenna nei giorni successivi al crollo di Wall Street causato dal fallimento di Lehman Brothers e si interrogano su quanto quell’evento possa rappresentare il requiem dell’era capitalista. A quei colloqui ne seguirono altri nel 2011 in Connecticut, durante gli ultimi giorni di vita di Hillman. Così fine dell’individuo e fine di un’epoca, crisi personale e crisi collettiva, si intrecciano: la tesi che ne emerge è quella che l’immagine generi esperienza, rivoluzioni e ridefinisca il nostro punto di vista, ampliando e trasformando le categorie attraverso cui facciamo conoscenza del mondo.

I mosaici di Ravenna contengono, insomma, la formula per affrontare il crollo della civiltà, poiché le loro immagini promuovono “la fantasia di poter tenere viva la natura”, la contemplazione di una costante resurrezione. Occorre dunque rieducare il nostro sguardo a viaggiare oltre la superficie, scegliendo per destinazione l’immagine profonda e invisibile. La “vera immagine”, intesa come espressione dell’immaginazione, è stata al centro della filosofia di Hillman, l’antidoto al letteralismo che domina il discorso moderno. Per Hillman il lavoro psicanalitico non è tanto un processo di guarigione quanto di riconoscimento, il trovarsi faccia a faccia con l’immagine dove convivono meraviglia e terrore.

James Hillman è stato il più importante psicologo americano dopo William James. Sovversivo e originale erede di una tradizione junghiana che ha re-immaginato in maniera brillante, capace di attingere alla filosofia greca e rinascimentale quanto alla tradizione romantica di Keats e Goethe, ha proposto una psicologia dell’immagine per restituire alla psiche o anima quanto trascurato dai modelli scientifici e medici. La sua scrittura, sempre avvincente, e le sue idee, sempre provocanti, gli hanno guadagnato tantissimi seguaci e altrettanti detrattori. Nella sua opera più nota, Il codice dell’anima, ha teorizzato che l’anima di ogni individuo abbia un proprio destino, destino che ognuno può perseguire od ostacolare, ma mai ignorare.

Silvia Ronchey, oltre a numerosi saggi specialistici e alle traduzioni dal greco bizantino, ha scritto testi di ampia diffusione dedicati alla civiltà bizantina. Per più di vent’anni ha collaborato con la Stampa e al suo supplemento Tuttolibri e oggi collabora regolarmente con La Repubblica. Ha realizzato interviste a testimoni del secolo quali Claude Lévi-Strauss, Ernst Jünger, Jean-Pierre Vernant, Elémire Zolla. L’incontro con James Hillman, in particolare, ha dato origine a una duratura collaborazione che si è espressa, oltre che nelle interviste televisive e ne L’ultima immagine, nei due libri-dialogo L’anima del mondo (Rizzoli, 1999) e Il piacere di pensare” (Rizzoli, 2001). Per le emittenti radiofoniche Rai ha realizzato diversi programmi radiofonici.