“Poche settimane fa il Parco del Delta del Po ha accettato le modifiche al proprio regolamento avanzate dalla cooperativa CO.FU.SE.. In tal modo anche i capanni ancorati al terreno, e non solo quelli su palafitta o costruiti con materiale precario, rientreranno nella definizione di “capanno da pesca”.

I Capanni rappresentano oggi una testimonianza storica del vissuto di questi territori, e con l’aggiornamento del regolamento del Parco si aggiunge un altro tassello al complicato puzzle normativo che permetta il rinnovo delle concessioni.

I Capanni da pesca sui Fiumi Uniti sono uno dei simboli del paesaggio romagnolo, un viaggio nel tempo attraverso le tradizioni di pesca locali: una sorta di eco-museo all’aperto per conoscere come si viveva una volta nelle zone umide dell’EmiliaRomagna.

Questi capanni vedono di norma la compartecipazione di più persone e, solitamente, per ciascuno ci sono dai 4 agli 8 soci con al seguito famiglie, parenti e per ogni socio gruppi di amici che frequentano questi luoghi, e se tutto questo viene moltiplicato per 70 capanni, si capisce che i numeri cominciano ad essere importanti, e i capannisti, quando si muovono, sanno fare massa critica, come nella manifestazione del ______.

Buona parte di questi capanni, ritenuti storici perché insediati, riconosciuti e concessionati dalla fine degli anni ’60 fino al 2003 rischiavano di scomparire perché dopo il 2003, gli enti preposti al rilascio delle concessioni non hanno fatto altro che mettere in atto temi ostativi alla continuità del rilascio delle concessioni. Questi capanni inoltre non sono solo svago e pesca sportiva ma fanno anche da presidio di controllo alla sicurezza e degrado dell’ambiente fluviale e il loro abbandono provocherebbe sicuramente un grosso impatto a quell’ecosistema, moltiplicando la presenza dei temuti animali fossori e lasciando questi luoghi anche al discarico abusivo di ogni tipo di materiale.

I capannisti in questi anni si sono resi disponibili a collaborare a fini ambientali con le realtà locali per la pulizia e la salvaguardia sia delle attigue spiagge che del fiume, ed hanno attivato forme di sorveglianza delle arginature. Da anni le associazioni e le cooperative che rappresentano questo patrimonio storico della cultura romagnola hanno cercato un accordo con le Amministrazioni e gli Enti locali per la salvaguardia di questo patrimonio che puntualmente sono state rinviate.

Alla prossima imminente assemblea generale dei soci CO.FU.SE. verrà studiata la strategia di mobilitazione da attuare per addivenire alle condizioni pre 2003, stante la novità della delibera N.50 del Parco Delta del Po. Al momento il desiderio dei capannisti non è quello di mettersi contro le Amministrazioni locali ma trovare un dialogo ed un accordo che soddisfi tutti.”

Lettera firmata da Federica Annovi