I consiglieri del PD sono intervenuti nella discussione sull’alluvione che si è svolta ieri pomeriggio. In particolare Lorenzo Margotti e il capogruppo Marco Montanari hanno stigmatizzato gli interventi dell’opposizione, denunciandone l’ambiguità e la speculazione politica.

«Di recente – ha dichiarato nel suo intervento Margotti – diversi giornalisti, tra i quali anche Milena Gabanelli, hanno fatto un’analisi molto precisa sull’eccezionalità degli eventi accaduti in Romagna: sono caduti 5 miliardi di metri cubi d’acqua, con 32 mila sfollati, 8 miliardi di danni; sull’Appennino si sono aperte 936 frane. I modelli climatici stabiliscono che un evento di questa portata si verifica ogni 200 anni. Noi cogliamo l’occasione, anche in questo consesso, per fare un ringraziamento profondo al sindaco, alla giunta e a tutta la struttura comunale, ai consigli territoriali, ai volontari e alle forze dell’ordine per l’immane sforzo profuso.

Dobbiamo partire dai dati oggettivi che hanno causato questa crisi enorme e non è accettabile la speculazione politica fatta da alcuni consiglieri dell’opposizione.

Il consigliere Alberto Ferrero di Fratelli d’Italia, lo stesso partito che esprime la premier Meloni, sembra avere molte certezze sulla risoluzione dell’emergenza. Forse abbiamo davanti a noi il commissario che tanto stiamo aspettando. Poteva, però, parlarne a Meloni quando è arrivata a Ravenna senza avvisare nessuno delle istituzioni, ma coinvolgendo nella visita solo rappresentanti locali del suo partito. Il nostro collega consigliere, invece, ha totalmente eluso aspetti come la nomina del commissario, i poteri speciali per la ricostruzione e gli indennizzi, tutto quello che stiamo chiedendo con forza e spetta al governo.

Noi francamente sosteniamo che una parte di questo consiglio, che qui è all’opposizione ma è al governo del paese, ha una responsabilità evidente e oggettiva in questa fase di ricostruzione. Per questo chiediamo loro di mettersi a disposizione del territorio e avanzare al governo le richieste necessarie, invece che continuare a fare un’inopportuna speculazione politica di fronte a un evento straordinario e imprevedibile.

È chiaro che servirà un debriefing su quello che si poteva fare meglio, ma ora servono azioni del governo. Prima di tutto la nomina di un commissario che abbia conoscenza del territorio, in modo da rendere più rapida ed efficiente la ricostruzione. Poi l’emanazione di un decreto che preveda norme per la semplificazione amministrativa e tempi certi e per il ripristino dei danni, favorendo una rapida messa in sicurezza del territorio e il ripristino delle infrastrutture.

Musumeci ha detto che serviranno nove anni o forse ancora di più. Dobbiamo invece fare presto, individuare e destinare risorse ai territori alluvionati il prima possibile, affinché persone e imprese possano essere indennizzati al 100%. Dalla relazione tecnica in nostro possesso, gli importi sono nettamente inferiori: si arriva a circa 1,6 miliardi di euro per l’anno 2023, una cifra assolutamente insufficiente.

Ora ci aspettano anche sette giorni di lutto nazionale, con i lavori delle camere fermi, una scelta veramente inopportuna, soprattutto in questo momento.

Vogliamo più chiarezza dagli esponenti locali dei partiti di maggioranza in Italia, sono loro che devono intervenire con i loro rappresentanti perché ora la partita si gioca proprio al governo.»

Anche Marco Montanari ha chiesto di fermare le vane polemiche e di concentrarsi su ciò che c’è da fare per la ricostruzione.

«Io credo – ha detto il capogruppo PD – che, pur nel rispetto del confronto democratico, oggi si siano sentite veramente troppe cose scorrette, in una giornata che era doveroso dedicare a chi si è impegnato nel gestire questa emergenza e soprattutto ai nostri 4200 cittadini e a tutte le aziende che ne hanno subito i danni.

È addirittura stato chiesto dov’era il sindaco in quei giorni. Io credo che se lo sarà chiesto la sua famiglia visto che non ha mai lasciato il centro operativo perché il sindaco è il responsabile della Protezione civile ed è colui che ha la responsabilità dell’emergenza; al sindaco va riconosciuta una conoscenza del territorio che non può essere messa in discussione. È stato definito da alcuni periodici come un tecnico di protezione civile di alto livello e lo dimostra un video straordinario ed efficace in cui ha descritto esattamente le dinamiche dell’alluvione.

È stato detto che non è stato coinvolto il consiglio comunale ma le regole del piano di protezione civile cambiano l’assetto istituzionale del comune rispetto alla normale routine e ci si concentra su ciò che in quel momento è prioritario. È stato addirittura detto che il sistema di allerta non ha funzionato quando invece, aver potuto fare riferimento a un piano di protezione civile aggiornato al 2022 ha consentito di essere celeri ed efficaci. Dati oggettivi lo confermano: è stato messo in sicurezza un numero estremamente ampio di cittadini e questo vuol dire riuscire a trasferire una grande quantità di soggetti fragili, di persone che necessitano di strumenti medicali. Non si è fatto male nessuno. La coesione sociale della nostra comunità lo ha reso possibile.

Si è detto che i comuni devono occuparsi di dragare i fiumi ma questa non è certo una valutazione che devono fare i comuni. Questo è uno scenario complesso, ci sono contesti in cui rimuovere sedimenti da un fiume può essere utile mentre è scientificamente dimostrato che, in altre occasioni, può produrre un effetto dannoso. Si deve valutare tutta la complessità del bacino idrografico con gli strumenti tecnici dell’ingegneria idraulica, non può certo essere la decisione di una singola città. È evidente che le opere idrauliche dei nostri nonni e dei nostri bisnonni non bastano più. È ovvio che ci sarà da ripensare il territorio sulla base di mutamenti climatici; ci dovranno essere adeguamenti dei sistemi di bonifica, casse di espansione, opere che dovranno nascere da un lavoro scientifico e tecnico. Possiamo fare poco, però, se non vengono percepiti come fondamentali altri due concetti più importanti: la politica e l’educazione. La politica per prendere decisioni e l’educazione per essere in grado di prenderle, capendo la complessità dei fenomeni.

L’Italia ha avuto bisogno di Ravenna per gestire le problematiche energetiche del paese. Con la promozione delle misure straordinarie in tema di energia si sono potute dare risposte in 120 giorni. Ora chiediamo di avere, negli stessi tempi celeri, poteri straordinari di intervento attraverso la nomina di un commissario e vogliamo farlo in maniera coesa. Ci interessa solo questo e non tutte le altre inutili polemiche sentite oggi.»