«Maestra, perché il mio papà non mi ha accompagnato allo spogliatoio?». «Sai – risponde la maestra a “Michelino“ – il tuo papà ti ha già “penalizzato” non facendo il vaccino e ora, siccome non gli hanno dato il green pass, ti sta “penalizzando” di nuovo perché non può entrare a scuola ed accompagnarti come fanno gli altri papà».

Doverosa premessa: ho fatto il vaccino (13 agosto); sono in possesso di “green pass” sul quale, peraltro, la mia posizione è arcinota (da circa due mesi non mi si chiede altro); il prossimo 21 settembre farò la seconda dose; ho convinto mia moglie a fare il vaccino e a vaccinare entrambe i figli di 15 e 17 anni); ho una fiducia moderatamente positiva ma vigile nei confronti della scienza e della tecnologia tanto che, da qualche anno, ho imparato ad usare la pentola a pressione e la lavatrice.

Con questo tipo di pedigree spero di poter spiegare ai fedelissimi delle due contrapposte tifoserie vaccinatorie il perché della scelta di firmare un documento congiunto insieme ai candidati sindaco della destra e invitarli, se possibile «a togliere di mezzo qualsiasi forma di retorica» e provare a ragionare “serenamente”.

Inizio con il dire che lo spirito con cui ho aderito a quel comunicato, proposto dal consigliere Rolando di cui conosco solo la voce al telefono, era quello di risparmiare ai bambini il disagio di sentirsi diversi, di vivere i propri genitori come alieni da loro proprio nel momento più delicato del primo distacco.

È vero, il sindaco e la sua assessora hanno applicato una legge dello Stato che, però, a ben guardare non tiene conto che lo stesso Ministero ha lasciato mano libera nella sua applicazione ai dirigenti scolastici. Un’applicazione che dovrebbe garantire: in primo luogo l’interesse superiore del minore; quello dei genitori nel solco dei recenti studi dei migliori pedagogisti tra cui Andrea Canevaro e Franco Frabboni e quello della relazione scuola dell’infanzia, i suoi operatori con i genitori.

Mi risulta, infatti, veramente incomprensibile la modalità di accoglienza del bambino “senza green pass” che, stante la penuria di personale, una volta prelevato dai genitori “impenitenti” dovrebbe essere lasciato solo ad attendere il ritorno della maestra che, nel frattempo, è tornata al cancello ad “accoglierne” un altro.

Si può pensarla come la si vuole rispetto ai genitori “scapestrati” ma il primo compito di un sindaco è costruire socialità e unità nella sua comunità, non tanto dare pagelle di coerenza o, peggio ancora, di intelligenza misurando le sciocchezze.

Noi ci siamo limitati a fare una proposta, la più semplice. La più immediata. Ma, volendo approfondire potremmo pensare di suggerire un approccio all’esterno della scuola, nel giardino o nel cortile – per esempio – dove il green pass, ancora, non serve, costruendo un “rito” collettivo di accoglienza comunitaria.

Altro che sciocchezze! Noi abbiamo usato il buon senso che, sembra, – come ai tempi del Manzoni – starsene ben nascosto per paura del senso comune e che, a quanto pare, sembra sconosciuto al nostro sindaco uscente e alla sua assessora.

Un’ultima chiosa. Senza timore di far figuracce, ritengo e affermo che qualche sciocchezza – nel corso della mia vita – di averla commessa ma se c’è una che non ho mai fatto, è stato di votare il PD, la sua violenta dittatura inter classista ma, soprattutto, di non aver mai votato il sindaco uscente. Al secondo turno, la scorsa volta, andai in vacanza insieme a Raffaella Sutter. Questa volta avrò un motivo in più per andare in ferie con la mia famiglia!