Tutti possono sbagliare. Oltre a scusarsi, impegnandosi perché gli errori siano corretti, non devono però scaricarne indebitamente le colpe. Ieri, sulla tragicomica vicenda dei treni da e per Ravenna, si è letto sulla stampa un titolo che recita “Il mea culpa di de Pascale: «Ho sbagliato a fidarmi di Trenitalia»”. Ma lo sbaglio maggiore è che tutte le responsabilità sono invece politiche.

Questi treni si chiamano regionali non a caso, perché il servizio ferroviario che svolgono è di esclusiva competenza delle Regioni, che lo programmano, lo finanziano e decidono come debba essere organizzato. Nel caso dell’’Emilia-Romagna, la Regione ha scelto di affidarne la gestione a Trenitalia attraverso un contratto di servizio, da svolgere rispettando le sue disposizioni. “Così è stato – ha dichiarato Trenitalia, senza essere smentita – anche per la nuova offerta sulle linee per Ravenna, funzionale in particolare alla richiesta di velocizzare e migliorare i collegamenti da e per quella città. Il nuovo orario è il risultato di un confronto fra i tecnici delle imprese ferroviarie e del gestore dell’infrastruttura e quelli della Regione Emilia Romagna e ha ottenuto il nulla osta del committente”: che è, appunto, la Regione.

Se Trenitalia non avesse, prima o dopo, rispettato qualche suo obbligo contrattuale, la Regione avrebbe dovuto – e non lo ha fatto – contestarglielo, chiedere il risarcimento dei danni subiti (enormi, per le disfunzioni del servizio pubblico e per la sua immagine) e pretendere la correzione degli errori, anche minacciando la risoluzione del contratto. Niente di diverso da come sono impostati i rapporti tra lo Stato e le imprese che gestiscono le autostrade statali.

La Regione non conosceva il nuovo orario che aveva avallato? Ridicolo. “Un problema ai sistemi informativi di Trenitalia – aveva detto l’assessore regionale ai trasporti – ha causato una pubblicazione incompleta degli orari sul sito della società, causando per alcuni giorni non pochi problemi di comprensione della proposta da parte dei cittadini”. Fosse stato solo questo. Giacché, come l’ assessore ha riconosciuto, le vere “criticità”, emerse solo a treno in corsa, sono state “la soppressione di alcune fermate intermedie ed alcuni problemi riguardanti le coincidenze con l’uscita degli studenti di alcuni istituti scolastici”. Se n’erano dunque dimenticati.

Commentando la notizia del nuovo orario, il sindaco di Ravenna aveva incautamente detto: “Il 9 dicembre segnerà un vero e proprio spartiacque per quanto riguarda la mobilità di studenti, pendolari e turisti che si spostano in treno tra Ravenna e Bologna”. È stato uno spartiacque catastrofico.

Auspichiamo che Regione e Comune, avvalendosi dei loro tecnici e di quelli di Trenitalia, sappiano veramente produrre, in tempi brevi, un servizio che risponda equilibratamente alle esigenze di queste diverse tipologie di utenti.

Qualcosa però dovrebbe essere fatto subito: risarcire il danno economico subìto dai pendolari, soprattutto studenti, che, con la soppressione delle fermate di cui si avvalevano, avendo anche pagato costosi abbonamenti, non ricevono più il servizio dovuto. Paghi chi ha sbagliato.

Chiedo al sindaco se intende farsene interprete presso la Regione.