“LAVORI FERMI DAL 2 MAGGIO

Non a caso, il 14 ottobre scorso scrivemmo e pubblicammo la nota campagna di indagini geologiche e geotecniche effettuata per “valutare in modo più realistico […]la stima dei cedimenti (del terreno) e il loro decorso nel tempo”, onde “conferire alle stesse maggior grado di sicurezza, sia in fase statica che soprattutto in fase sismica”, cioè di prevenzione dei terremoti. Il tragico copione della lunga commedia si sarebbe dovuto concludere con il cronoprogramma dei lavori residui e la conseguente data di consegna del ponte al Comune, fino a prima fissata nel 30 settembre.

LAVORI RIPRESI IL 26 OTTOBRE

Il Comune ha indicato il 26 dicembre, ma per l’impresa, a cui spetta per legge stabilire il cronoprogramma e che aveva evidenziato “alcune criticità” ulteriori, “il termine per ultimare i lavori non potrà essere inferiore a 150 giorni dalla risoluzione delle stesse”. Si vede che le criticità sono state risolte in due settimane, perché RCB riprende ad operare il 26 ottobre pubblicando nella stessa data l’ultimo dettagliato cronoprogramma, con fine lavori fissata in 148 giorni, dunque entro il 23 marzo 2023. La commedia comincia però a diventare farsa laddove RCB scrive che il cronoprogramma “non tiene conto di eventuali condizioni meteo avverse che potrebbero manifestarsi visto l’avvicinarsi della stagione invernale”. Come dire “salvo maltempo”. E difatti il 3 novembre il Comune ruggisce fieramente inviando ad RCB una PEC che ne respinge totalmente il cronoprogramma del 26 ottobre, intimandole “la presentazione di un nuovo “Programma Lavori, attendibile e compatibile con la data del 26 dicembre 2022 fissata per l’ultimazione dei lavori”. Allo stato dell’arte, sarebbe un miracolo impossibile perfino ai cinesi. Segue la minaccia secondo cui “in caso contrario troveranno applicazione le disposizioni contenute all’ Art. 18 e all’ Art. 21 del Capitolato speciale d’appalto – norme contrattuali”. L’art. 21: “Risoluzione del contratto per mancato rispetto dei termini” è come un morso finto, perché cacciare la RCB prima che finisca i lavori, tra cause in Tribunale e appalto dei lavori restanti ad altra impresa, significa rinviare il nuovo ponte di molti altri mesi. Interessante è piuttosto l’art. 18: “Penali in caso di ritardo”.

FINISCE IN FARSA

Ho ricevuto dal Comune copia degli atti richiesti (allegati), di cui sto riferendo, il 4 novembre. Mi restavano dunque da approfondire gli effetti di questo articolo. Ebbene, “per ogni giorno naturale e consecutivo di ritardo viene applicata una penale pari all’1 per mille dell’importo contrattuale”. L’incasso netto dell’RCB è di 2.451.000 euro. Dunque la penale è di 2.451 euro per ogni giorno di ritardo. Tra il 26 dicembre 2022 del Comune e il 23 marzo 2023 dell’impresa, salvo maltempo ed imprevisti, 87 sono i giorni di ritardo, pari ad una penale totale di 213.327 euro.

Vedremo e valuteremo se l’impresa accetterà di pagarla o se ricorrerà in Tribunale, entrambe le parti essendosi accusate a lungo di errori ed inadempienze. In ogni caso, la tragedia del nuovo ponte Grattacoppa si chiuderà in farsa, col pubblico imbestialito.”

 

CRONOPROGRAMMA FINALE DEL PONTE GRATTACOPPA FISSATO DALL’ IMPRESA: