Mentre incombe la scadenza del 30 giugno per il pagamento della prima rata della TARI 2018 (oltretutto non più possibile con addebito automatico su conto corrente bancario), la Commissione Tributaria Provinciale di Roma ha emesso, in questo stesso mese, una sentenza (la n. 6.269/41) che fa riflettere i cittadini ravennati. I giudici tributari romani hanno infatti stabilito che, essendosi colà verificato un grave disservizio nella raccolta dei rifiuti, i contribuenti interessati hanno diritto ad una riduzione della tariffa dovuta pari al 50%. Il principio era stato affermato dalla Cassazione, massimo organo di Giustizia, con l’ordinanza n. 22.531 del 2017, la quale aveva sancito il diritto del contribuente alla riduzione degli importi “per il solo fatto che il servizio di raccolta, debitamente istituito e attivato, non venga poi concretamente svolto, ovvero venga svolto in grave difformità rispetto alle modalità regolamentari relative alle distanze e capacità dei contenitori ed alla frequenza della raccolta; così da far venire meno le condizioni di ordinaria e agevole fruizione del servizio da parte dell’utente”.

Per il vero, in tali occasioni si potrebbe anche (come ha rilevato, commentando la sentenza romana, il Movimento nazionale Difesa Consumatori) applicare la legge stessa istitutiva della TARI (la n. 147 del 2013), che stabilisce addirittura la possibilità di ridurre la TASSA dell’80% nei casi di “mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti, ovvero di effettuazione dello stesso in grave violazione della disciplina di riferimento, nonché di interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente”.

Vengono in mente i clamorosi disastri del servizio rifiuti verificatisi in tutto il territorio comunale di Ravenna nell’aprile/maggio 2016 per 35 giorni, certificati da Atersir, l’autorità regionale di regolazione e di controllo del servizio. In quella occasione, Lista per Ravenna sostenne appunto la “restituzione” ai contribuenti dell’80% della TARI versata, che, in proporzione al periodo di gravissimo dissesto della raccolta rifiuti, sarebbe stata di circa 2 milioni e 300 mila euro. Con la riduzione del 50% sarebbe pur stata di un milione e 450 mila euro.

Sta di fatto però che lo sconto sulle bollette TARI del successivo 2017 non è stato né dell’80% né del 50%, bensì appena di circa il 9%, pari cioè alla sanzione di 231.839,25 euro applicata ad Hera da Atersir, autorità della quale il Comune di Ravenna rappresenta, attraverso il sindaco, la componente maggiore. Poco più di un buffetto. Il quale non ha però impedito che nel 2017 e nel 2018 la TARI sia stata aumentata rispettivamente dell’1,2% e del 2,3%, anziché diminuita.

Trattandosi di un balzello che colpisce tutti allo stesso modo, ricchi e poveri, le ingiustizie della TARI sono socialmente tra le più riprovevoli. Un’amministrazione comunale consapevole dovrebbe riflettere molto prima di rendersene complice.