A distanza di alcune settimane dall’alluvione, che ha stravolto il territorio faentino, la sede della Cgil di Faenza torna operativa. Grazie allo sforzo incessante di sindacalisti, delegati, iscritti e simpatizzanti, che per giorni hanno spalato fango e liberato i locali da quanto andato distrutto dalla furia dell’acqua, la Cgil di via Chiarini torna a ricevere il pubblico e fornire tutti i servizi che erano quotidianamente garantiti prima dell’alluvione.

Rendere agibile le nostre sedi danneggiate è stata la priorità di queste settimane – dichiara Marinella Melandri, segretaria generale della Cgil provinciale -. La riapertura di via Chiarini, in una delle zone maggiormente colpite di Faenza, ha anche un valore simbolico: significa recuperare la possibilità di offrire ascolto e risposte alle persone in prossimità e in un momento particolarmente difficile”. 

Per ora le attività della Cgil si svolgeranno al primo piano, dove sono operative tutte le categorie, il Sunia e gli uffici del patronato e della società Teorema. In attesa di ritornare alla normalità, alcune attività saranno svolte nell’altra sede della Cgil faentina in corso Matteotti e nella sede di Auser in corso Garibaldi.

Siamo soddisfatti di poter ripartire con i servizi e le categorie – commenta Davide Conti, della segreteria confederale -. La nostra sede è stata invasa da fango e acqua che ha raggiunto i 3,5 metri d’altezza. Dopo un incessante lavoro di ripristino dei locali, da oggi riapriamo al primo piano e il prossimo obiettivo è recuperare gli spazi al piano terra. Siamo consapevoli che servirà ancora del tempo. Cercheremo di fare il prima possibile. L’alluvione ha colpito tantissimi cittadini del territorio faentino, circa un sesto della popolazione manfreda. Abbiamo assistito a un evento eccezionale che impone una riflessione sia sul cambiamento climatico sia sull’esigenza di ripensare l’assetto del territorio. Registriamo drammatiche ripercussioni anche sul fronte del lavoro e del sistema produttivo. La priorità della Cgil è tutelare i cittadini e assistere i lavoratori, che rischiano di soffrire pesantemente di quanto accaduto. Il decreto del Governo ha dato una prima risposta ma che non è sufficiente”.