Leggiamo con stupore sui giornali stampati e online l’intervento di Giannantonio Mingozzi della segreteria del PRI di Ravenna che maldestramente cerca di rispondere a quanto da noi affermato nella conferenza stampa di venerdì 29 novembre sulla necessità di avere una svolta energetica ecologica anche in provincia di Ravenna, dove, fra i depositi di CO2 e GNL, stoccaggi di metano e nuove trivellazioni, sembra che si voglia investire solamente sulle fonti fossili.

Secondo Mingozzi, infatti, le argomentazioni sollevate durante la conferenza di Europa Verde, che ha visto la gradita partecipazione anche di Massimo Manzoli, ex consigliere comunale e Pippo Tadolini, a nome del Coordimento Ravennate Per il clima-Fuori dal fossile, “fanno parte di quelle forzature ideologiche che hanno fatto il loro tempo e si smontano facilmente di fronte alla capacità di ricerca e di nuove tecnologie che proprio a Ravenna stanno facendo passi da gigante”.

Non è obbligatorio che un politico sia una persona informata e, soprattutto, che studi e si applichi, ma invitiamo ugualmente Mingozzi a farlo e ad aggiornarsi, dato che non siamo più negli anni ottanta. Le argomentazioni da noi sostenute a sostegno delle fonti rinnovabili, che fra l’altro in questi giorni sono al centro delle discussioni mondiali in sede di Cop26 a Glasgow, sono tutt’altro che ideologiche, ma derivano direttamente da quella che è la posizione espressa dalla stragrande maggioranza degli scienziati mondiali che in tutto il pianeta si occupano di clima e si basano su un appello promosso proprio da una serie di scienziati italiani.

Difendere in modo acritico e disinformato la politica arretrata e reazionaria della governance pro tempore dell’ENI, industria controllata dallo Stato, non pare coerente con la tradizione Repubblicana. I Repubblicani sono sempre stati contro i monopoli e i boiardi di Stato e le rendite di posizione. Forse andrebbe cambiata la dirigenza ENI e il PRI magari potrebbe ritrovare le radici.

Di ideologico, qui, c’è solamente la cieca intenzione di continuare a sfruttare fino all’ultima molecola di metano esistente, per difendere gli interessi di pochi. Se oggi ci troviamo a fare i conti con gli enormi aumenti delle bollette energetiche è proprio perché abbiamo sprecato in questi anni ingenti risorse non per finanziare le fonti rinnovabili, ma le fossili! Ormai tutti utilizzano le parole “transizione ecologica”, ma l’impressione è che non tutti le capiscano o, più maliziosamente, che le utilizzino per mascherare quello che invece si è sempre fatto: continuare a sfruttare le fonti fossili.

Se l’uso del metano poteva essere una soluzione decenni fa, in sostituzione del carbone e del petrolio e in attesa del pieno sviluppo delle fonti rinnovabili, oggi è qualcosa di anacronistico ed estremamente pericoloso, perché i tempi per attuare una vera transizione ecologica sono strettissimi e ogni investimento che va nella direzione delle fonti fossili è contrario a ogni tipo di appello lanciato dalla comunità scientifica in merito ai cambiamenti climatici.