“Sulla scia dei provvedimenti presi dal Comune di Bologna anche Ravenna si accinge ad affrontare  la questione del limite di velocità fissata in 30 chilometri orari con una graduale estensione  a varie zone cittadine. Si tratta di un’iniziativa non priva di un grosso interesse pubblico  ma che richiede una serie di approfondimenti e di considerazioni. Prima di tutto l’obiettivo è quello di rendere più sicura la viabilità con una maggiore attenzione rivolta agli utenti deboli della strada come, ad esempio, i pedoni e le biciclette. Oltretutto in una città che statisticamente brilla per la frequenza di incidenti stradali. L’orientamento dell’amministrazione comunale pare essere quello di dare seguito a quella programmazione di limitazione della velocità già avviata a livello locale in alcune zone particolarmente critiche nelle quali appaiono più che giustificati provvedimenti restrittivi. Mi riferisco in particolare alle zone a ridosso dei plessi scolastici in cui l’elevato traffico e l’inquinamento raggiungono quotidianamente livelli di a dir poco allarmanti. Ben vengano dunque tali limitazioni peraltro previste già da anni da Leggi regionali e dello stato, come quella dell’11 settembre 2020 n.120 con circolare applicativa del ministero dell’Interno.

Tuttavia, una possibile estensione a macchia d’olio così come sta avvenendo a Bologna, mi crea qualche interrogativo perché ogni veicolo a tale velocità è semifermo ed è destinato, obiettivamente, a creare ingorghi, lunghe fila e ritardi inimmaginabili ai servizi del trasporto pubblico, com’ è stato peraltro evidenziato da un dirigente della stessa società. Inoltre la situazione si trasforma in un’accanita caccia agli eccessi di velocità aggiungendo anche le zone velocità trenta all’ inflessibilità del vigile sempre così attento come nei casi degli autovelox.

Per questo servirebbe un approccio preventivo, educativo e di collaborazione della Polizia urbana che in queste zone troviamo  quasi sempre assente se non con atteggiamenti repressivi.”