Quando la destra reazionaria si comporta da destra reazionaria c’è poco da stupirsi. Le reazioni del ministro dell’Istruzione a seguito dei fatti di Firenze sono del tutto coerenti con la sua storia politica e personale. Si parla di uno che è transitato dai post-fascisti di AN ai berlusconiani del PdL, ritornando poi tra i finiani di Futuro e Libertà prima di accomodarsi nella Lega. Artefice di pietre miliari della scienza storica come “L’impero romano distrutto dagli immigrati” (ed. Il Giornale, 2016). Dunque, cosa c’è di strano nella sua reazione a un pestaggio fascista? Fascista nelle modalità, 6 contro 2; nelle appartenenze, tutti i picchiatori sono di Azione Studentesca che le radici nella estrema destra reazionaria le rivendica orgogliosamente; ma anche nei motivi in quanto la violenza fisica dei picchiatori all’ingresso di un liceo fiorentino è stata la reazione ad un confronto non violento da parte degli studenti picchiati. La stranezza dovrebbe stare nel fatto che il ministro competente, cioè quello dell’Istruzione, invece di farsi parte nella difesa della scuola come luogo di formazione degli studenti da tutelare dalle violenze, ha attaccato chi, invece, aveva svolto fino in fondo il proprio compito. Cioè la preside fiorentina che non ha esitato a promuovere il ruolo della scuola, rammentando come il fascismo, cento anni, fa sia prevalso su una società che pur culturalmente lo respingeva proprio in quanto la violenza che esprimeva invece di essere affrontata venne accolta dall’indifferenza della maggioranza:

«Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti».

Da qui l’esortazione agli studenti: «siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza.

Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé.

Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa ma non è andata così».

A questo testo della Prof. Annalisa Savino (che riportiamo nella sua interezza sul nostro sito, come già hanno fatto altri anche sulla stampa ravennate), il ministro Valditara ha replicato condannandone contenuto e modalità e non lesinando minacce: «Sono iniziative strumentali che esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole; se l’atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure».

Come abbiamo precisato sopra, non c’è ragione di manifestare stupore quando un atto è in perfetta linea di continuità con le condotte precedenti. Si svegliano tardi alcuni politicanti che sempre hanno in questi anni sminuito le iniziative fasciste (per quanto vietate) e si sono voltati dall’altra parte quando il fascismo usciva dalle fogne. Politici di schieramenti che ora, opportunisticamente, corrono a definire inaccettabili le frasi del ministro e a denunciare il pestaggio fascista ma sino a poco tempo fa, ad esempio, proprio a Ravenna non facevano proprio nulla per negare spazi alla propaganda fascista quando pretendeva, ottenendolo, pubblico risalto per poter onorare il capo del partito fascista, Ettore Muti. Oppure denunciavano come imbrattatore non già chi inneggiava al nazifascismo tracciandone i simboli all’entrata delle scuole, bensì chi con gesto civico (pubblicamente rivendicato) li oscurava con fiorellini e cuori (certo meno impropri fuori da edifici scolastici).

Ravenna in Comune non ha mai mancato nel denunciare questi e altri comportamenti, così come ha operato per la cancellazione di altri simboli (quale ad es. la cittadinanza onoraria a Mussolini) e la messa in effettività di misure realisticamente antifasciste (come la non assegnazione di sale comunali a chi non si riconosce nei valori costituzionali). Questo ci consente, oggi, di unirci a testa alta al presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, condividendone l’espressione:

«La lettera della preside del liceo di Firenze Annalisa Savino è un esempio di sensibilità civile e di pedagogia repubblicana. L’attacco del ministro Valditara contro di lei è inaccettabile. La velata minaccia di future misure disciplinari è la spia del clima di autoritaria intolleranza che questo governo sta promuovendo e diffondendo alzando il clima di tensione nel Paese».

Ben vengano tutti gli antifascisti che si vorranno unire, pure quelli ad orologeria. Anche se, ce lo si consenta, questi ultimi proprio non ci entusiasmano.