Un anno fa de Pascale, come presidente dell’UPI, cioè dell’Unione delle Province Italiane, festeggiava tutto contento il presunto arrivo di nuovi fondi per le scuole: «Grazie a queste risorse le Province potranno dare il via ad un piano di investimenti mirati, per costruire nuove scuole e trasformarle in edifici sicuri, accoglienti, ecologicamente sostenibili e in grado di assicurare agli studenti tutti gli strumenti necessari per crescere nell’apprendimento». Se alle Province competono le scuole superiori, l’obiettivo era ribadito nel suo programma per la rielezione a Sindaco per gli edifici scolastici di competenza comunale: «L’edilizia scolastica è certamente uno degli ambiti di intervento che riteniamo prioritari per l’intervento della futura amministrazione» in quanto «per il futuro della rete scolastica di Ravenna deve essere determinata e ferma l’azione politica che orienti diversamente l’assegnazione e distribuzione degli organici sul territorio e che porti a una riduzione degli alunni/e per classe».

Sicuramente un obiettivo condivisibile, salvo il fatto che non è assolutamente raggiungibile. Il suo partito, il PD, assieme al centrodestra e al centrosinistra con cui governa, ha appena ridotto gli investimenti sulla scuola. Il DEF (Documento di economia e finanza) per il prossimo triennio, reso pubblico dal Governo Draghi, infatti, prevede una riduzione rispetto agli ultimi anni, ponendo il tetto di spesa al 3,5% rispetto al famoso PIL (Prodotto Interno Lordo). La media europea è del 4,7% che equivarrebbe per noi ad una ventina di miliardi di euro in più. Se ci fossero. Ma, appunto, non ci sono né ci saranno. Quelle che ci saranno ancora, invece, saranno le classi pollaio, proprio quelle dove il Covid-19 ha potuto dilagare, quelle che hanno costretto alla DaD milioni di studenti…

Nei giorni scorsi abbiamo sentito de Pascale “tuonare” contro Draghi perché il Governo, a suo dire, non si spenderebbe abbastanza a favore della lobby del fossile. Come Ravenna in Comune, ovviamente, siamo di opposto avviso e critichiamo invece il Governo proprio perché non fa nulla per quella transizione verso le energie rinnovabili che riteniamo indispensabile. Visto il “coraggio” del Sindaco, d’altra parte, ci aspettiamo ora di sentirlo “tuonare” con altrettanta enfasi contro la vergognosa decisione del suo partito (e di tutti gli altri che sostengono il Governo, naturalmente) che affosserà definitivamente la scuola in Italia e, ovviamente, nel nostro Comune.

Decisamente più facile, evidentemente, quando si parla di aumento della spesa pubblica, è incrementare quella per nuovi armamenti. Un dittatore italiano, Mussolini, poneva l’alternativa tra “burro e cannoni” (e Draghi di recente ha parlato di “pace o condizionatori“). Aggiornando ad oggi l’alternativa, Ravenna in Comune non ha certo dubbi: meglio aumentare le aule scolastiche che le spese militari. E il Sindaco, che invece sulle spese militari ha affermato di condividere l’operato di Draghi, cosa ne pensa?