“È una non notizia quella della conferma da parte della Giunta dell’Emilia Romagna di 8 direttori generali e di 2 commissari alla guida di Ausl e delle Aziende Ospedaliero-Universitarie della Regione. L’assessore regionale alla sanità ha dichiarato che «Competenza, merito ed esperienza sono i criteri che hanno portato alla conferma di questi incarichi». L’assessore Donini, in quota PD, nel precedente mandato Bonaccini faceva l’assessore ai trasporti. Prima ancora era stato segretario bolognese del PD, consigliere provinciale periferico per il PD e prima ancora sindaco di un borgo di poche migliaia di abitanti. Come riesca a spendere termini come “competenza, merito ed esperienza” senza farsi prendere dalla “sgrigna” è un mistero dei più oscuri anche tra i suoi. 

I curricula, che siano degli assessori o dei direttori generali, spesso raccontano delle storie interessanti, che fanno assumere un sapore diverso ai discorsi di politici ed altissimi dirigenti. Tiziano Carradori, appena riconfermato nella carica di direttore generale dell’Ausl Romagna, quando parla di sanità sembra appena sbarcato dalla luna. Il suo curriculum racconta una storia diversa:

dal 1988 al ‘95 è stato vice direttore sanitario del Servizio per l’Assistenza Ospedaliera (Usl di Cesena). Dopo quattro mesi come vice direttore Sanitario del Presidio Ospedaliero Maggiore dell’Ausl “Bologna Città”, è stato nominato direttore sanitario dell’Ausl di Rimini fino a settembre del 1996, e successivamente direttore sanitario dell’Ausl di “Bologna Città” fino al 31 gennaio 1999. Quindi, fino a fine settembre dello stesso anno, la prima nomina a direttore generale dell’assessorato alla Sanità e dell’assessorato alle Politiche sociali della Regione Emilia-Romagna. Dal ‘99 al 2004 ha lavorato di nuovo in Romagna, con la nomina a direttore generale dell’Ausl di Rimini e, dal 2004 al 2012, direttore generale dell’Ausl di Ravenna, nonché coordinatore dell’Area Vasta Romagna, che rappresenta l’embrione dell’Ausl Romagna. Dal 6 giugno 2012 il secondo incarico alla Direzione generale dell’Assessorato regionale, che ha ricoperto fino al 28 febbraio 2015, quando è stato nominato direttore generale della Azienda Ospedaliero Universitaria di Ferrara. E dal 26 giugno 2020 si è ripreso la direzione dell’Ausl Romagna.

Eppure, il 27 settembre, chiamato “alla sbarra” in un acceso consiglio comunale a Rimini sulla situazione critica della sanità romagnola ha dichiarato: «è impensabile che qualcuno si sottragga alla responsabilità del fatto di aver deciso di programmare le professioni sanitarie non in funzione dei bisogni da servire ma dei quattrini che si volevano spendere. Il perpetuarsi di un sottofinanziamento determinerà l’uscita verso sistemi alternativi che non tutti possono permettersi». Lo scorso anno a Ravenna, in un analoga comparsata, aveva già spiegato “coraggiosamente” che: «i cittadini dovranno armarsi di pazienza e convivere ancora con disagi e disservizi. È questa la dura realtà in un paese che ha deciso negli ultimi 20 anni di disinvestire nella Sanità Pubblica».

Dove sia stato lo stesso Carradori in questi vent’anni lo racconta il suo invidiabile curriculum: dentro o al vertice dei centri decisionali regionali che assecondavano questo disinvestimento. Subito sotto lo stesso Donini e a quel Bonaccini che in campagna elettorale decantava l’eccellenza della nostra sanità, ma anche a quel de Pascale ora più che mai impegnato ad assecondare il “governatore“. Sono tutti responsabili del disastro attuale. Assieme a chi li ha preceduti, naturalmente. Primo fra tutti il predecessore di Bonaccini, quel Vasco Errani “papà” del baraccone Auslona Romagna con cui lungamente Carradori ha lavorato. E la responsabilità, naturalmente, ricade anche sulle maggioranze che li sostengono e li hanno sostenuti. Tutti impegnati a togliere al pubblico per favorire il privato. Con modalità diverse ma secondo lo stesso schema che in Lombardia e in Veneto. La principale differenza è che in Emilia-Romagna a destrutturare il sistema sanitario, che 20 anni fa era di eccellenza, ha provveduto il PD e il centrosinistra e non il centrodestra.

Ravenna in Comune continuerà a denunciare le mistificazioni di questa gente che chiude l’unità di terapia intensiva coronarica all’ospedale di Faenza e dice che sta potenziando il servizio; chiude il punto nascita dell’ospedale di Lugo ma continua a raccontare che è imminente la riapertura; manda ko il pronto soccorso dell’Ospedale di Ravenna ma ne dipinge le magnifiche sorti e progressive. In occasione della Tavola rotonda organizzata dalle Camere del Lavoro CGIL della Romagna lo scorso 28 luglio, di fronte a Donini, a de Pascale e a Carradori, Daniela Barbaresi, Responsabile sanità della CGIL ha denunciato: «Con molta facilità si sono trovate risorse per altri temi, tra cui le spese militari, ma non altrettanta attenzione è stata riservata al finanziamento del welfare a partire dalla sanità». Come Ravenna in Comune siamo assolutamente d’accordo.”