Obiettivo primario di ogni Amministrazione decente è, o meglio, dovrebbe essere, il raddoppio del binario fino a Castel Bolognese. Lo diciamo come Ravenna in Comune e lo dice qualunque pendolare: è l’unico modo per risolvere i problemi della tratta ferroviaria tra Ravenna e Bologna. Come più volte abbiamo ripetuto dovrebbe essere «l’obiettivo primario di qualunque Amministrazione cittadina, del quale si dovrebbe trattare nei rapporti con le Ferrovie, con la Regione, con il Governo. Qualunque Governo».

Invece niente da fare anche a questo giro. Prima ci si è messo l’Assessore Regionale, il piddino cervese Corsini, a sbrodolare i presunti miglioramenti della linea e i presunti accordi intervenuti col Governo. E poi la parola fine l’ha messa il viceministro Galeazzo Bignami, FdItaliota bolognese famoso per i travestimenti da nazista: Arriva a Castel Bolognese «una nuova corsia per l’alta velocità che affiancherà quella per il transito dei treni locali e intercity. Nello snodo di Castel Bolognese, dove partono regionali verso Ravenna e Rimini, insiste un forte traffico di mezzi: abbiamo, infatti, l’ingresso di treni merci provenienti dal porto e retroporto di Ravenna». Ma non si parla del tratto Castel Bolognese – Ravenna, quello che è ad un binario solo dal 1863! Nossignore. «Verrà coinvolto dalle opere il tratto Bologna-Castel Bolognese» ha spiegato il viceministro.

Dopo l’ennesima riscoperta che il servizio fa schifo, grazie al report di Legambiente, c’erano state lamentele a cui Corsini aveva reagito con stizza: «Basta strumentalizzazioni elettorali sulla linea ferroviaria Bologna-Ravenna. Capisco che il report Pendolaria abbia acceso in negativo i riflettori su quella tratta, ma non si possono leggere ogni giorno continue esternazioni politiche di persone che, non sapendo nulla di trasporti, alimentano caos e disinformazione». Poi aveva provato a metterci una pezza con un bell’incontro, una sceneggiata, il cui esito avevamo così sintetizzato: «Sono stati annunciati nuovi investimenti, una task force per la comunicazione ed una bella lettera al ministero per ricordare, da parte di tutti, gli impegni presi da chi alla riunione non ha nemmeno partecipato. In pratica hanno buttato un po’ di fumo negli occhi». Quello che resta, scolpito nella pietra, è il giudizio del report: «In rapporto al numero di passeggeri trasportati, la direttrice Ravenna-Bologna, è senza dubbio quella che apporta maggiori disagi al maggior numero di persone».

Basta così? Niente affatto perché a beffa si aggiunge beffa con il lancio, proprio oggi, di un bel questionario per la riscoperta dei disservizi da parte di Comune e Provincia. Con tanto di foto con de Pascale e Baroncini sorridenti: «I collegamenti ferroviari nel territorio ravennate vengono utilizzati da moltissimi pendolari durante tutto l’arco dell’anno, e nel periodo estivo vedono una presenza massiccia di turisti e visitatori. Come amministrazione locale abbiamo più volte richiamato l’attenzione sulla necessità di migliorare questi collegamenti ferroviari in termini quantitativi e qualitativi, in particolare per quanto riguarda la tratta Ravenna-Bologna ma anche per la Ravenna-Rimini. Questa indagine sarà molto utile perché ci fornirà un ulteriore strumento per monitorare, attraverso le segnalazioni dirette degli utenti, eventuali criticità legate al servizio passeggeri di tutte le linee ferroviarie transitanti sul nostro territorio, con il fine ultimo di trovare le soluzioni più indicate per eliminare i disservizi ma soprattutto per rendere questi collegamenti finalmente più efficienti e veloci». Eventuali criticità? Soluzioni più indicate? Ci siete o ci fate? La volete capire o no che senza affrontare il raddoppio del binario sino a Castel Bolognese, tanto vale discutere appassionatamente del sesso degli angeli?

E allora riproponiamo il quesito purtroppo sempre valido che già abbiamo girato alle Amministrazioni locali e centrali. «Sembra quasi ci sia una sorta di desiderio di infierire contro i pendolari. Cioè, da una parte è tutto un parlare di PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile), di Dichiarazione di Emergenza Climatica, di alberelli piantati, insomma di tutto quello che si può raccontare per dire siamo per il trasporto pubblico anche perché è quello più in grado di contenere emissioni di gas serra, ecc. ecc. E dall’altra è un’inconcepibile volontà di disincentivare chi nel trasporto pubblico, il treno in primis, ci crede, dal continuare a usarlo. Vien da chiedersi: ma cosa vi han fatto i pendolari?».