“Il ponte sul Montone che collega San Pancrazio (Russi) e Ragone (Ravenna) sta per chiudere. Secondo il cronoprogramma illustrato il 7 settembre dalla Sindaca di Russi Palli e dall’Assessora ravennate Del Conte il nuovo ponte sarà di nuovo transitabile solo nella prossima primavera a seguito della demolizione di quello attuale attesa per novembre. I lavori saranno seguiti dalla Provincia in quanto l’infrastruttura è parte della strada provinciale 5, detta Molinaccio, che congiunge Russi alla Ravegnana. Comprensibilmente i residenti nelle località interessate sono allarmati. I precedenti in fatto di ponti, per quanto riguarda Ravenna, hanno visto una puntualità impressionante in alcuni casi rari esemplari (l’ultimo è il completamento con qualche giorno in anticipo della manutenzione di via Cavina) ma disastrosi ritardi nella maggior parte degli interventi di un qualche rilievo misurati non in giorni ma in anni. Il ponte sul Candiano, quello a fianco del mausoleo di Teodorico, quello sul Lamone a Grattacoppa, sono solo alcuni esempi di cronoprogrammi dei lavori andati a farsi friggere nonostante cambiassero le stazioni appaltanti.

Nessuno dubita che l’intervento andasse effettuato. È da lungo tempo che le stesse comunità lo rivendicano. Dopo un primo finanziamento nel 2018, la risistemazione del ponte inaugurato nel 1934 era stata finalmente prospettata dalle Amministrazioni ravennati e russiane in pubbliche assemblee in cui era stato preannunciato l’appalto dei lavori nel 2020. Siamo arrivati al 2023 e dunque c’era tutto il tempo per una ottimale organizzazione dei lavori per arrecare il minor disagio possibile a due collettività, quella di Ragone e quella di San Pancrazio, tra loro fortemente interdipendenti, con la maggior parte dei servizi insistenti sulla sponda russiana del fiume.

Soprattutto le comunità rivendicano da anni la realizzazione di un attraversamento “leggero” ciclo-pedonale finalizzato sia a consentire il collegamento durante i lavori che allo scavallo del fiume in sicurezza rispetto al transito riservato ai veicoli a motore. Come Ravenna in Comune abbiamo seguito la vicenda e accompagnato le richieste della cittadinanza sia durante il quinquennio di rappresentanza in Consiglio Comunale che successivamente. Nonostante la nostra richiesta, formalmente espressa nel 2020, che venisse destinata a tale scopo la passerella ciclo-pedonale rimossa durante i lavori per il nuovo ponte vicino a Teodorico, si è preferito mandarla a demolizione con spreco delle risorse impiegate per realizzarlo non tanti anni prima (era stata realizzata con le risorse del Giubileo 2000). Ed ora vengono a dire che non si può fare perché costerebbe troppo. «I tecnici della Provincia di Ravenna hanno spiegato che realizzare un’opera di questo tipo richiederebbe le stesse procedure e costi analoghi a quelli del rifacimento del ponte esistente, una soluzione dunque antieconomica e non risolutiva» riferisce il comunicato ufficiale delle Amministrazioni. Già da lunedì, però, sarà invece realizzato il ponte parallelo su cui transiteranno fibre e cavi di Telecom e Lepida. Le linee contano più delle persone, evidentemente. Come qualcuno alla riunione ha fatto presente, infatti: «per chi non guida è un dramma; le donne che fanno servizi in casa o di assistenza a San Pancrazio, non potranno più farlo. Fare la spesa sarà complicato. Sono vent’anni che chiediamo una passerella ciclopedonale sul fiume. Ora la fanno per i cavi». In mancanza del ponte Palli e Del Conte hanno assicurato che saranno organizzati trasporti con volontari… Nonostante i precedenti i residenti vogliono credere ai tempi prospettati ma non sono stati certo soddisfatti dalle risposte.

Ravenna in Comune critica aspramente le decisioni dell’Amministrazione a guida de Pascale. Lo stesso de Pascale che, per farsi rieleggere, simulò autocritica: «Non scrivo i bandi di gara e non scelgo chi vince. Però sento tutta la responsabilità di un cantiere sulle spalle. È chiaro che qualcosa va cambiato». Mancavano pochi mesi alle elezioni del 2021. Non ci sembra che da allora sia cambiato qualcosa nell’indifferenza con cui si continuano a trattare le comunità del forese e le loro legittime necessità. Fino alla prossima campagna elettorale, naturalmente…”