Prorogata fino al 16 febbraio la mostra Oche, civette e dadi. La Collezione dei giochi da tavolo della Biblioteca Classense. Vengono anche confermate le visite guidate gratuite domenicali, previste per il 2, il 9 e il 16 febbraio, sempre alle 16.30. Per prenotarsi (max 25 persone) telefonare allo 0544.482116 o scrivere a segreteriaclas@classense.ra.it.

Ci sarà inoltre l’occasione di acquistare il catalogo della mostra, riccamente illustrato e il gioco edito dalla biblioteca proprio per la mostra. La plancia di gioco riproduce da un lato l’antico Gioco della Cucagna (1691) e dall’ altro Il gioco del si può, realizzato da Jacovitti nel 1980 e quanto mai attuale perché promuove la riduzione dei consumi elettrici: insomma, un tuffo nell’ antico e insieme una lezione valida anche oggi, appresa con un po’ di sano divertimento. Il gioco, che ha avuto un grandissimo apprezzamento, è stato ristampato perché la prima tiratura è andata esaurita già nei primi giorni di mostra.

Gli orari della mostra: da martedì a sabato dalle 9 alle 19, domenica e lunedì dalle 14 alle 19.

L’ingresso è libero.

Catalogo di 64 pagine, 5 euro

Gioco di Cucagna (1691) e Il gioco del si può (Jacovitti, 1980), al prezzo di 15 euro.

 La mostra è stata inaugurata lo scorso 20 dicembre e curata da Daniela Poggiali (Istituzione biblioteca Classense). Si tratta di una collezione che, nel suo complesso, si compone di oltre trecento esemplari datati dalla fine del 1600 ai giorni nostri. La nascita della collezione e il suo accrescimento nel corso degli anni si devono alla sensibilità dei direttori Donatino Domini, Claudia Giuliani e Maurizio Tarantino.

L’esposizione, allestita nel suggestivo Corridoio Grande della biblioteca, presenta al pubblico una scelta di pezzi della ricca collezione e offre uno spunto di riflessione sui cambiamenti intercorsi in tre secoli di storia del gioco da tavolo anche grazie ai volumi e ai materiali che possono essere messi in relazione con questa tipologia di documenti, circa una sessantina.

L’allestimento si compone soprattutto di giochi di percorso sul genere del Gioco dell’Oca, ma è ricca la presenza di giochi di dadi e ad estrazione. La maggioranza di questi giochi è stampata in Italia ma si potranno vedere preziosi esemplari olandesi, fiamminghi, spagnoli, tedeschi e francesi dal Seicento ai giorni nostri, con pezzi a tema letterario, pubblicitari, di viaggio, legati alle raffigurazioni carnevalesche o di animali.

Sono esposti anche alcuni pregevoli giochi incisi alla fine del Seicento dall’artista bolognese Giuseppe Maria Mitelli (1634-1718), pittore e incisore formatosi a bottega presso i principali pittori del suo tempo (Guercino, Albani, Cantarini e Torri) e autore di una fiorente produzione di immagini di tema popolare e di giochi da tavola dal gusto sovente satireggiante. Tra questi – ed è la prima sorpresa offerta al pubblico – il Gioco della Cucagna che mai si perde, e sempre si guadagna (1691). Il prezioso manufatto è stato acquisito sul mercato antiquario e donato alla biblioteca grazie alla munificenza dell’associazione Amici della Biblioteca Classense, e va ad integrare il corpus mitelliano della biblioteca. Si tratta di un’acquaforte di mm 310 x 441 stampata a Bologna che presenta una serie di 20 caselle che consentono ai giocatori di vincere la posta in denaro segnata in ogni casella. All’interno di esse, venti personaggi rappresentativi di altrettante città italiane propongono ciascuno un prodotto alimentare tipico del loro luogo d’origine, con un’ambientazione complessiva nell’utopico e carnevalesco Paese di Cuccagna, dove regnava un’eterna abbondanza. Mitelli compone così un percorso enogastronomico che si snoda tra il torrone di Cremona, la provatura di Roma (un particolare formaggio di bufala), i cantucci di Pisa e la casella “regina”, quella che assegnava tutta la posta: le gustose mortadelle di Bologna. Tra le città, quasi tutte del centro-nord Italia, si trova anche Ravenna, identificata con i suoi “pignoli”, anticamente molto importanti per la città insieme all’economia legata allo sfruttamento delle pinete; una felice circostanza, questa, insieme al fatto notevole che la città bizantina sia l’unica della Romagna ad esser rappresentata nella Cucagna. Ciò conferisce al raro gioco, qui esposto per la prima volta, un particolare segno identitario all’interno delle collezioni classensi.