“Una nutrita delegazione del Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile” ha partecipato, sabato 27 gennaio, alla grande manifestazione di Falconara Marittima (An) contro la raffineria Api, sotto processo per disastro ambientale. Circa cinquemila persone hanno preso parte al corteo – promosso dai comitati locali e dalla campagna nazionale “Per il Clima Fuori dal Fossile” – per protestare contro i ripetuti incidenti che mettono in pericolo la salute e la sicurezza dei cittadini.

Le donne e gli uomini dell’ambientalismo ravennate hanno portato la loro solidarietà unitamente alle delegazioni provenienti dai tanti territori dove sono in atto lotte popolari contro gli impianti fossili, come Brindisi e Taranto, l’ Abruzzo e il Veneto.

E’ stata sottolineata in tutti gli interventi l’identità di vedute nel combattere l’inquinamento e i danni prodotti dalle fonti fossili (carbone, petrolio e gas), principale causa del cambiamento climatico e i cui effetti disastrosi sono sempre più evidenti, e che in più stanno alla base dei maggiori conflitti armati nel mondo.

Al pari dell’Api, anche ENI e Snam hanno sempre detto di garantire la sicurezza dei propri impianti, ma la realtà è ben diversa.

Per esempio, solo una decina di giorni fa si è sviluppato un incendio alla centrale di stoccaggio gas di Cupello (Chieti) gestito dalla Stogit, una società controllata dalla Snam. E’ un incidente che fa seguito alle diverse esplosioni di metanodotti Snam verificatisi in Italia negli anni, tra cui quello di Mutignano di Pineto, in Abruzzo, del 6 marzo 2015. Date queste premesse, chi può escludere che gravi incidenti possano verificarsi anche nel metanodotto della Linea Adriatica, che dovrà passare anche nei nostri territori ?

Alla raffineria Api di Falconara di incidenti, anche gravi, ne sono accaduti molti. Nell’aprile del 2018 il cedimento del tetto di un serbatoio ha provocato la fuoriuscita di migliaia di metri cubi di petrolio misto a “virgin nafta”, producendo –  a contatto con l’aria – esalazioni idrocarburiche che per settimane hanno ammorbato l’aria, con seri problemi alla salute della popolazione. Dalle denunce sporte da oltre mille cittadini è nata l’inchiesta “Oro nero”, che ora vede sotto processo per disastro ambientale e altri reati l’ex amministratore delegato dell’Api e altri responsabili dell’Azienda.

Anche le esalazioni emesse dalle strutture metanifere producono peggioramento della qualità della vita, in una zona, come quella di Ravenna, dove la qualità dell’aria già oggi non è certo delle migliori. E non ci stancheremo di ricordare la grave azione climalterante che svolge il metano, più grave di quella della stessa anidride carbonica.

Noi continuiamo la lotta contro le opere non solo inutili (ricordiamo che negli ultimi anni il consumo di metano è andato progressivamente calando), ma anche nocive per la salute e pericolose per la sicurezza collettiva e per l’ambiente.

E chiediamo come mai a Ravenna, che già è stata eletta di fatto a zona di sacrificio per ospitare un gran numero di strutture dedicate al gas (trivelle, depositi di GNL, diversi gasdotti già esistenti, il rigassificatore che arriverà entro quest’anno) ci sia il silenzio assoluto sull’enorme e devastante metanodotto della cosiddetta Linea Adriatica, che – proveniente dall’Abruzzo e dal Centro Italia – dovrà attraversare importanti aree dell’ Appennino, la Romagna collinare, e poi il territorio del nostro comune e della nostra provincia per  proseguire fino a Minebio, nel bolognese.

E’ un’opera di centinaia di chilometri, che produrrà enormi escavazioni, un tracciato largo quaranta metri, abbattimento di milioni di alberi, esproprio e danneggiamento di terreni, quantità stratosferiche di emissioni nocive e climalteranti già nella fase di costruzione. Le valutazioni di impatto ambientale risalgono a molti anni fa, ed andrebbero totalmente rifatte.

Perché nessuno ne parla e nessuno ne vuole parlare?

Una nostra lettera inviata ai Presidenti di Circoscrizione della aree interessate già da alcuni mesi, non ha ottenuto alcuna risposta. Si vuole metter la cittadinanza di fronte ai fatti compiuti, escluderla da qualsiasi consultazione e prevenire ogni opposizione?

Noi, con i limitatissimi mezzi a nostra disposizione, cerchiamo di informare la popolazione e costruire la mobilitazione. Ma le Istituzioni, come in altri luoghi hanno pur fatto, devono difendere i propri territori e agire nel senso della svolta verso la vera transizione ecologica.

E’ per questo che non esistono più vertenze locali. Si tratta di opporsi a quel devastante disegno che sta facendo di tutta l’ Italia sempre più un territorio di conquista per i colossi del fossile, di fronte ai quali il mondo politico sembra essere acquiescente. Mentre esprimiamo attivamente a Falconara, a Sulmona, al Polesine, a Vado Ligure, alla Puglia, a Gioia Tauro, alla Sardegna, e a tutte le altre aree in lotta, la nostra piena solidarietà, richiamiamo l’attenzione sul fatto che Ravenna è un punto critico del disegno irresponsabile di distruzione del territorio e dell’ambiente in nome del profitto di pochi. Ed è quindi uno dei luoghi dove la lotta deve crescere ancora.”

Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile”