“In più occasioni ho eseguito esposti destinati al sig. Prefetto, al sig. Presidente dell’Autorità Portuale, al sig. Comandante del Porto di Ravenna, al sig. Presidente della Camera di Commercio di Ravenna, nonché al sig. Comandante della Guardia di Finanza, circa le irregolarità che avvengono nel nostro porto, con l’ingresso nelle aree demaniali e a bordo nave di persone che non hanno alcun titolo per potervi accedere.

Dopo il primo esposto era scattata una prima azione, atta a identificare questi soggetti, ma il tutto è rientrato nella norma in quanto non sono stati presi provvedimenti e quindi questi personaggi stanno continuando il loro business, seppure al difuori delle regole, senza avere alcun impedimento. Vengono da Ancona, da Livorno e da Marghera e si appoggiano a Ravenna ad ex collaboratori di aziende del settore delle perizie e dei controlli, che sono stati lasciati a casa nelle ultime crisi economiche. Considerando le tariffe con le quali prendono i lavori probabilmente non pagano contributi o assicurazioni personali sul proprio operato, ma non hanno alcun titolo per eseguire perizie in ambiente marittimo, non provenendo dal Nautico, non avendo personale che ha fatto esperienza di navigazione e non avendo ottenuto l’iscrizione al registro dei periti ed esperti in attività marittime presso la camera di commercio.

Non sono da meno molte Agenzie Marittime e Spedizionieri,  che eseguono controlli merce, controlli peso e campionature per conto terzi.

Purtroppo, la mia voce continua ad essere l’unica che evidenzia queste irregolarità nel porto di Ravenna, anche se molti colleghi la pensano allo stesso modo.

Vorrei ricordare che la legge attraverso l’art. 348 del c.p. parla di “esercizio abusivo di professione senza essere iscritto agli albi professionali”, mentre l’art. 2087 del c.c. sancisce che “l’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

Con amarezza e delusione sono costretto ad affermare che questo malcostume continua ad essere tollerato a scapito di una professione non salvaguardata da alcuna associazione, né tantomeno dallo Stato.”

Studio peritale, Maurizio Marendon