12/04/2018 – 17 casse di vongole veraci raccolte in meno di 3 ore per un totale di circa 350 kg, poi sequestrate dagli agenti di Polizia Provinciale e re-immesse in Piallassa, per un valore stimato di almeno 5000 euro, interrompendo, a tutela dei consumatori, un canale di approvvigionamento irregolare di materiale ittico, prodotti della pesca che, sfuggendo alle buone pratiche di conservazione e di depurazione nonché ai previsti controlli sanitari, possono creare problemi di salute pubblica. Questo il bilancio dell’ultimo intervento della Polizia Provinciale, organizzato nella Piallassa Baiona per la repressione del bracconaggio Ittico. Sequestrati anche le attrezzature, la barca e il motore fuoribordo e, ovviamente, il mezzo non consentito ovvero la turbo soffiante, utilizzati dai pescatori di frodo. Nella notte di lunedì 9 Aprile il personale della Polizia Provinciale di Ravenna, utilizzando natanti in dotazione, ottiche speciali all’infrarosso e silenziosi motori elettrici, ha sorpreso in piena notte e nelle acque della Piallassa Baiona, alcuni pescatori di vongole impegnati in attività di raccolta illegale. Sono state necessarie 3 ore di appostamento e osservazione sui dossi della Valle Baiona per seguire tutti gli spostamenti dei pescatori di frodo che, privi di licenza di pesca professionale e in barba alle norme che disciplinano la materia, utilizzavano una turbo soffiante, strumento ad altissima capacità di raccolta ma anche ad alto impatto ambientale per la capacità di rimuovere decine di centimetri di substrato oramai sedimentato e distruggere ecosistemi di fondale lagunare salmastro estremamente vulnerabili e delicati dal punto di vista ambientale. La complessa organizzazione ha sostegno dell’attività illecita dei pescatori di frodo emerge anche dalla strategia utilizzata per eludere ed evitare eventuali controlli, anche con complici a terra che, con continue ronde, forniscono protezione ai pescatori una volta raggiunto il luogo di pesca nelle basse della valle. Nelle ultime due settimane, dai servizi antibracconaggio in materia di pesca svolti dal personale del Corpo di Polizia Provinciale, anche in orari notturni, sono emersi dati allarmanti; il 100% dei servizi ha dato esito positivo con l’individuazione di almeno 10 pescatori di frodo in azione a cui sono state contestate diverse sanzioni amministrative, evidenziando un incremento dei fenomeni di bracconaggio ittico con finalità di lucro, fenomeni sempre più spesso oggetto di segnalazioni e di attenzione da parte di cittadini e lavoratori del settore sensibili e bisognosi di legalità. Il fenomeno vede protagonisti pescatori provenienti dall’Europa dell’Est o da zone italiane economicamente depresse; spesso, estremamente organizzati, praticano la pesca di frodo nelle acque interne a fini di lucro e con metodi illegali altamente impattanti nei confronti degli ecosistemi e della natura, sia nelle acque dolci, sia nelle acque salmastre della costa, con particolare interessamento anche del comparto vallivo Ravennate. Gli interventi normativi Regionali e Statali appaiono fondamentali nel ridurre la zona d’ombra in cui particolari forme di criminalità organizzata, sempre pronta ad occupare nicchie nello sfruttamento delle risorse ambientali, trovino spazi per ricercare il proprio business. “Un motivo in più – afferma il Comandante del Corpo di Polizia Provinciale Lorenza Mazzotti – per concentrare l’attenzione e l’impegno del personale del Corpo di Polizia Provinciale che vedrà nei prossimi mesi un intensificarsi delle attività di contrasto alla pesca di frodo”. Il presidente della Provincia di Ravenna, Michele De Pascale, ha espresso “apprezzamento per l’impegno e la professionalità che ha contraddistinto l’azione della Polizia Provinciale nell’esecuzione dei servizi antibracconaggio” e ha confermato l’impegno nel sostenere tutti gli interventi per prevenire e reprimere la pesca di frodo: “Non possiamo rimanere indifferenti di fronte alle illegalità, in particolare quelle che, in modo subdolo e sostenute da metodi un tempo estranei alla storia e alla cultura delle nostre terre, possano potenzialmente degenerare in problemi ambientali, di salute o di ordine pubblico” conclude De Pascale.