“Termine di 10 Giorni per documentare la continuazione dello stato di inagibilità della propria abitazione per non perdere il diritto di percepire il CAS, è vessatorio, ne Chiediamo almeno 30”.
Lo chiedono ai Comuni della Bassa Romagna e alla Provincia di Ravenna i Comitati Riuniti Alluvionati e Franati dell’Emilia-Romagna. L’Unione della Bassa Romagna ha fissato il termine del 20 gennaio per presentare la documentazione.
“Le istituzioni sembrano operare con la massima calma e diligenza quando si tratta di fornire risposte e supporto alle comunità colpite da calamità naturali. Mesi possono passare prima che arrivino i fondi promessi e le risorse necessarie per aiutare le famiglie a ricostruire le loro vite. Ma quando si tratta dei cittadini alluvionati, la storia è diversa.
I comuni della Bassa Romagna e nello specifico Alfonsine, Bagnacavallo, Bagnara di Romagna, Conselice, Cotignola, Fusignano, Lugo, Massa Lombarda e Sant’Agata sulla Santerno stanno chiedendo ai residenti colpiti da alluvioni di correre contro il tempo e di interpretare una serie di leggi e regolamenti burocratici complessi. Queste famiglie, già provate da otto lunghi mesi di incertezza e difficoltà, sono costrette a rispondere a richieste istituzionali con tempistiche incredibilmente brevi e ad affrontare cavilli burocratici che sembrano progettati per metterli ulteriormente in difficoltà” criticano i comitati.
“Mentre le istituzioni continuano a operare a un ritmo che sembra essere guidato da un orologio a cucù, gli alluvionati sono costretti a interpretare leggi e regolamenti incomprensibili in un breve lasso di tempo. Questo li mette sotto una pressione immensa, aggiungendo ulteriore stress a vite già travagliate.
Il termine di 10 giorni imposto per la presentazione della documentazione risulta vessatorio e irragionevole considerando le sfide che queste famiglie stanno affrontando compreso il trasferimento da parenti e amici anche fuori comune o trasferte lavorative prolungate”.
Pertanto, il Comitato Riuniti Alluvionati chiede un’estensione del termine a 30 giorni, ritenuto un periodo di tempo più adeguato per consentire alle vittime dell’alluvione di riorganizzarsi e presentare la documentazione richiesta.
“Inoltre, è giunto il momento che le istituzioni assumano l’onere della prova per dimostrare la necessità degli sfollati anziché costringere le famiglie a dimostrare la propria inabilità in modo così affrettato. Queste persone hanno già subito abbastanza e non dovrebbero essere ulteriormente sottoposte ad un processo così gravoso.
Gli alluvionati meritano un processo più equo e ragionevole per accedere al supporto di cui hanno disperatamente bisogno. Non dovrebbero essere costretti a correre contro il tempo ed a interpretare leggi complesse mentre cercano di ricostruire le proprie vite. È ora che le istituzioni pagate dalle tasse dei cittadini inizino a svolgere il compito per il quale sono stati eletti e sono chiamati a rispondere: La TUTELA dei Cittadini”.