Succede nel quartiere della nuova Darsena di Ravenna, oggetto politico di celebrate “rivalutazioni” e vagheggiato fiore all’occhiello della città. In via Giovanni Miserocchi, a fianco del canale Candiano con tanto di passerella per intense movide sull’acqua, in una palazzina residenziale situata al numero civico 3, è situata da molti anni una “sala di preghiera” che, funzionando come moschea, occupa non solo il proprio ristretto spazio interno, ma anche il portico esterno di uso pubblico. Mussulmani in preghiera o seduti a terra vi stazionano abitualmente, creando assembramenti ed ostacolando il transito delle persone, l’accesso al parcheggio privato delle biciclette e l’ingresso all’edificio. Il numero dei frequentanti è elevato in proporzione alle dimensioni del locale. Più volte, residenti sul posto ci hanno riferito questa situazione, affermando anche che l’esterno della sala presenta una vetrina maltenuta ed imbrattata e che dall’interno emana stabilmente un forte malodore.

“Nonostante svariate segnalazioni, articoli sui giornali, telefonate, ecc., che non hanno cambiato la situazione di una virgola”, i residenti confidano “in un intervento che abbia una soluzione definitiva quanto prima”.

In discussione non è il diritto, riconosciuto a tutti in Italia, di professare la propria religione secondo i suoi riti, bensì di farlo nel rispetto delle norme di legge o regolamento e della convivenza civile.

Chiediamo pertanto al sindaco:

  1. se la “sala di preghiera” sia compatibile con la destinazione urbanistica dell’edificio, nel caso disponendo i provvedimenti dovuti;
  2. se intende invitare la polizia comunale ad intervenire sul posto per sanzionare le violazioni delle norme igieniche e i comportamenti atti a “compromettere in qualsiasi modo la pulizia od il decoro di edifici ed abitazioni, anche se di proprietà, ovvero di qualsiasi area o spazio, siano essi pubblici o privati…” (come dispone il nuovo regolamento di polizia urbana in approvazione nel Consiglio comunale del 27 ottobre prossimo);
  3. considerata l’ubicazione comunque inadeguata e disdicevole in via Giovanni Miserocchi, se ritiene di proporre alla comunità mussulmana che ne fruisce la ricerca di un edificio più idoneo, non escludendo di esaminare quelli di proprietà comunale in disuso e da riadattare, alcuni dei quali peraltro, offerti tramite avviso