L’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Ravenna, assieme a militari della Guardia di Finanza, al personale di Vigilanza INPS e al personale della Polizia di Stato, ha concluso una complessa e articolata attività d’indagine che ha interessato una società del ravennate attiva nel settore del trasporto merci (nazionale ed internazionale) i cui amministratori, attraverso un complicato “reticolo” societario, avevano costituito società in altri Paesi europei (Romania, Belgio e Slovacchia), con la finalità di sottrarsi agli adempimenti contributivi previsti dall’ordinamento italiano, per avvantaggiarsi, in particolare, del regime previdenziale rumeno, ritenuto più favorevole, attraverso un uso illecito del distacco transnazionale. L’accertamento, disposto e coordinato dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, ha riguardato la sede ravvenate della società di autotrasporti (quale impresa controllante) e, considerato il coinvolgimento della Romania, del Belgio e della Slovacchia (dove hanno sede le società controllate), ha visto la partecipazione anche di personale ispettivo della Direzione Centrale Tutela, vigilanza e sicurezza del lavoro e la presenza di osservatori dell’Autorità Europea del Lavoro. Nello specifico, dai rilievi investigativi è emerso che tutte le attività aziendali di direzione, organizzazione e gestione del personale assunto dalle imprese rumene venivano programmate nella sede societaria di Ravenna, con notevole riduzione degli oneri contributivi. Le verifiche, che hanno interessato un centinaio di posizioni lavorative nel corso del 2021, hanno permesso di accertare un’evasione contributiva pari a 2 milioni e 140 mila euro. Pagina 2 I trasgressori sono stati deferiti all’Autorità competente. Rilevante anche il numero delle violazioni al Codice della strada accertate dalla Polizia Stradale. Le attività di polizia giudiziaria sono state condotte, in contemporanea, sia nella sede di Ravenna della società di trasporto che nelle sedi delocalizzate in Romania, Belgio e Slovacchia, tramite i rispettivi Ispettorati del lavoro. I successivi approfondimenti investigativi hanno consentito di ricostruire, analiticamente, uno schema caratterizzato da un uso promiscuo di lavoratori con la qualifica di autisti che, inizialmente assunti dalla società ravennate, venivano successivamente licenziati per essere riassunti da una delle imprese rumene controllate e, attraverso un simulato distacco estero, venivano poi impiegati dalla società di Ravenna, con la quale veniva concordata anche la retribuzione, con indebito abbattimento degli oneri contributivi. In alcuni casi è stato accertato che parte degli autisti licenziati veniva poi assunta da agenzie di somministrazione rumene, alcune delle quali con l’autorizzazione scaduta, e successivamente distaccata alla società ravennate.