C’è tempo fino a domenica 12 dicembre per visitare negli spazi del Palazzo delle Esposizioni, Corso Mazzini 92 Faenza, la mostra fotografica “La cava di gesso di Monte Tondo” realizzata da Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia Romagna (FSRER), CAI, Legambiente e WWF.

La mostra è parte di un ciclo di iniziative per “Salvare la Vena del Gesso”.

“Con questa mostra si è voluto fornire, a quanti sono interessati, l’opportunità di vedere il disastro ambientale determinato in oltre sessanta anni di estrazione del gesso in località Borgo Rivola (Riolo Terme – Casola Valsenio)

Il percorso della mostra sottopone al visitatore le immagini di come è stato trasformato un ambiente unico che per la sua importanza carsica è proposto a Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO. 

In particolare viene presentata una importante serie di gigantografie che riprendono, nel corso del tempo, l’impatto distruttivo determinato dall’estrazione del gesso. Tre sono gli aspetti principali di queste foto: permettono di vedere come era Monte Tondo prima della sua totale distruzione, come la cava si è sviluppata in 63 anni di ininterrotta attività e come è stata modificata irreparabilmente la morfologia della Vena del Gesso romagnola.

Di particolare interesse sono poi una serie pannelli (corredati da foto) che descrivono come è stato distrutto il paesaggio e in particolare le morfologie geologiche/carsiche.

A completare il contesto espositivo vi è poi la proiezione in continuo di un documentario “Le grotte nei Gessi dell’Emilia-Romagna” candidate a “Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.

È poi disponibile un opuscolo che integra quanto esposto nella mostra”.

L’ingresso è libero, nel rispetto delle norme in vigore contro la diffusione del Covid-19.   Apertura tutti i giorni dalle ore 10,00 alle ore 12,00 e dalle ore 16,00 alle 18,00.

“Come Collettivo Salviamo la Vena del Gesso ribadiamo che le scelte politiche che dovranno adottare il Parco, le amministrazioni locali, la Regione, e gli enti preposti, sancirà il futuro di questa porzione della Vena del Gesso, candidata a patrimonio dell’UMANITA’ Unesco, e delle comunità che vivono il territorio. Ciascuno dovrà assumersi le proprie responsabilità: se continuare con lo stesso modello produttivo (e distruttivo) basato sull’estrazione irreversibile di risorse dal territorio, o se, coraggiosamente (come si era ribadito nel lontano 2001), iniziare un percorso di riorganizzazione del tessuto sociale e naturale dell’area, partendo dalla chiusura del Polo Unico, la riconversione industriale dello stabilimento di Casola verso un’economia “circolare” basata sul riciclo e il riutilizzo. Questo per far sì che la tanto sbandierata “transizione ecologica” non sia solo una chiacchiera utilizzata come specchietto per le allodole, quanto una vera e propria dichiarazione di intenti per garantire un futuro ecosostenibile ad un sito unico dal punto di vista della sua biodiversità, geodiversità e storia. Se non a Monte Tondo, dove? Se non ora, quando?”