All’incontro organizzato dalla Round Table 38 di Faenza e condotto da Mario Russomanno, in una Sala S. Carlo gremita, Paolo Borrometi, giovane giornalista siciliano, che da alcuni anni vive sotto scorta, si è raccontato.

“Ogni tanto un murticeddu, vedi che serve! Per dare una calmata a tutti!”. Nelle intercettazioni l’ordine è chiaro: Cosa Nostra chiede di uccidere il giornalista che indaga sui suoi affari, soprattutto quelli della mafia sempre sottovalutata della Sicilia sud-orientale, del ragusano e del siracusano. Ma le intimidazioni mafiose non fermano Paolo Borrometi, giovane giornalista siciliano nato a Ragusa nel 1983, che sul suo sito indipendente La Spia.it denuncia ormai da anni gli intrecci tra mafia e politica e gli affari sporchi che avvengono all’ombra di quelli legali.
A Faenza, in una Sala San Carlo gremita, Borrometi, che da alcuni anni vive sotto scorta, il 16 ottobre all’incontro pubblico organizzato dalla Round Table 38 e condotto dal giornalista Mario Russomanno, si è raccontato e ha presentato il suo libro “Un morto ogni tanto. La mia battaglia contro la mafia invisibile”. L’incontro si è aperto con i saluti del sindaco di Faenza, Giovanni Malpezzi, e del presidente della Round Table 38 di Faenza, Roberto Morgan Scardovi.
“Questo Paese” – ha sottolineato Borrometi, sotto lo sguardo vigile dei suoi uomini della scorta – “non ha bisogno di eroi, ma di cittadini che facciano il loro dovere. La legalità non è un concetto astratto legato alla giustizia o alla morale, è un percorso fatto di costante impegno”.

Ha poi aggiunto: “Il potere della mafia, come diceva Paolo Borsellino, è anche un fenomeno sociale, fatto di atteggiamenti e mentalità passive contro cui l’unico antidoto è l’esempio della resistenza e della lotta”.

E per Borrometi, al termine dell’incontro, il pubblico presente in sala, conquistato dal suo coraggio, gli ha tributato un lungo e caloroso applauso alzandosi in piedi in segno di ammirazione.