“La Conferenza Stato Regioni ha approvato i nuovi standard per la  medicina territoriale.  Un passo di notevole  importanza ma già partito zoppicante soprattutto perché mancano le risorse necessarie o, quantomeno, sono nettamente  insufficienti per dare avvio  a tale riforma.

Il tema centrale, quindi, riguarda prevalentemente la copertura economica rispetto alla quale lo Stato si è impegnato a trovare le risorse per non affossare dall’inizio una scelta obbligata per dare risposta ai territori e ai ricorsi impropri al Pronto soccorso.  Oltretutto rispetto alla precedente bozza organizzativa di fine marzo, si vanno a modificare ulteriormente gli standard delle figure dell’equipe territoriale.

Si introduce, ad esempio, il medico di comunità e quello dei servizi quali referenti clinici dei servizi nella casa di comunità, quando inizialmente erano previsti solo i medici di base e i pediatri, mentre gli standard organizzativi subiscono un calo generale delle figure essenziali. Per gli  infermieri,  si passa dal numero di  2-3 i ogni 2-3 mila abitanti ad uno ogni 3 mila abitanti.

E, ancora, gli infermieri appartenenti allo staff della centrale ospedaliero-territoriale, uno ogni 100 mila abitanti, da 5/6 il numero scende a 3/5, così pure gli infermieri dell’ospedale di comunità da 9 vengono abbassati a 7/9 e lo stesso criterio per gli  operatori socio sanitari che da 6 passano a 4-6.

Certamente gli organici saranno limitati al numero minimo, proprio per la mancata ed essenziale copertura economica,  ed in questo modo l’obiettivo di raggiungere una buona organizzazione sanitaria territoriale, presenterà dall’inizio lacune e disservizi.

Senza poi parlare della strumentazione minimale e degli apparecchi a disposizione delle strutture di cui esiste una vaga traccia, nemmeno citata, peraltro,  nell’ultimo incontro interistituzionale. Infine  i letti di hospice anche questi destinati a calare di numero.

Una buona medicina territoriale dovrebbe avere le basi necessarie  per rispondere ad una domanda piuttosto elevata, ma con questi presupposti s’intravvede  già un decollo affannato. Vogliamo sperare che la nuova medicina territoriale non presenti da subito gli inconvenienti del Pronto soccorso dell’ospedale.”