“Bonaccini in visita alle terre di Romagna, la pars orientalis del suo governatorato, ha proferito illuminate parole, destando ammirata attenzione nei suoi sudditi più attenti alla salvaguardia del territorio: «Non si costruirà più nelle aree allagate. Perché il principio di precauzione nei nuovi piani dovrà essere inserito per evitare che quello che mai avremmo immaginato capitasse, il terremoto in Emilia del 2012 e l’alluvione qui un anno fa, possa ricapitare facendo gli stessi danni».

In realtà andrebbe premesso che terremoto e alluvione non erano eventi inimmaginabili in quanto il sisma ha colpito in aree sismiche e l’alluvione in aree alluvionabili. Gli elementi ignoti erano dunque il tempo e l’entità, non certo la possibilità, ampiamente prevista e prevedibile a patto di volerlo. Ma si voleva?

Lasciando da parte il terremoto emiliano e rimanendo sull’alluvione romagnola, ci permettiamo di metterlo in dubbio. Del resto, come Ravenna in Comune, abbiamo sempre contestato le affermazioni di Bonaccini sulla presunta volontà di fermare la cementificazione dissennata. Se la legge regionale 24/2017, che per Bonaccini dovrebbe essere d’esempio, fosse stata veramente intesa per fermare le costruzioni, dove non si doveva avviarle, lo avrebbe già fatto. Invece, tra una proroga e l’altra, tra un inghippo e l’altro, dal 2017 continua a non fermare nemmeno un grammo di cemento. Ed ora, arrivati a pochi giorni dalla scadenza dell’ultima proroga, il prossimo 3 maggio, Bonaccini se ne esce fuori con la sparata che “Non si costruirà più nelle aree allagate”. Ma chi vuol prendere in giro?

L’ultima proroga, proprio quella che ha spostato per l’ennesima volta in avanti i procedimenti di adozione della pianificazione urbanistica attuativa della legge, è stata deliberata proprio per l’alluvione! Cioè, di fatto, si è consentito di andare avanti ad approvare nuove lottizzazioni dovunque, anche in aree sommerse dall’alluvione di maggio 2023, proprio perché c’è stata l’alluvione del maggio 2023! Ed è quello che, puntualmente, è successo nella nostra provincia, nell’alluvionato comune di Faenza e nell’alluvionato comune di Ravenna. Le giunte e i consigli comunali, sotto il controllo di quello stesso centrosinistra a traino PD, che sostiene pure il “governatorato” regionale, hanno continuato anche dopo maggio a fare quel che facevano prima di maggio: approvare ogni nuova costruzione richiesta dal lottizzatore di turno.

Ci sembra del tutto fuori luogo l’entusiasmo manifestato dalla vicepresidente dell’Assemblea Regionale, Silvia Zamboni di Europa Verde, formazione che è anche in maggioranza con Bonaccini. Parla di «soddisfazione», di «decisione netta» e «inversione di rotta che mette uno stop a progetti di nuove urbanizzazioni in aree a rischio». Ma non ci dice se si sta parlando del futuro che, salvo nuove proroghe (sempre possibili con questa gente), dopo il 3 maggio dovrebbe comunque tener conto della L.R.24/2017 o se si tratta di fermare veramente le nuove urbanizzazioni in aree a rischio. Perché queste sono state già approvate in fretta e furia in questi mesi a Faenza e a Ravenna. «Si volta pagina», dice Zamboni ma, le chiediamo, crede davvero che de Pascale a Ravenna e Isola a Faenza, per citare due comuni, strapperanno anche tutte le pagine già scritte? Cioè che cancelleranno tutti i via libera a costruire, dove l’alluvione aveva colpito, rilasciati in quest’ultimo anno come se non ci fosse un domani?

Ravenna in Comune ha chiesto inutilmente dopo le alluvioni di maggio che venissero fermate tutte le nuove autorizzazioni al consumo di suolo. Del resto analoga (dis)attenzione avevano ricevuto le nostre richieste, quelle sì illuminate, con cui avevamo chiesto lo stop anche prima delle alluvioni. In particolare, poi, dopo il maggio 2023, abbiamo invitato l’Amministrazione a dichiarare «l’annullamento in autotutela di autorizzazioni già rilasciate in relazione a costruzioni da realizzarsi in aree dove è grave il rischio di sommersione negli eventi alluvionali». Se, come sostiene Bonaccini, si vuole effettivamente evitare che l’alluvione «possa ricapitare facendo gli stessi danni» basta che de Pascale metta in pratica quanto da tempo abbiamo suggerito.”

Ravenna in Comune