“Sul rigassificatore sta cominciando a cambiare il racconto. La storiella per cui Ravenna aveva vinto una sorta di terno al lotto “guadagnandosi il privilegio di un rigassificatore” a poca distanza dalla propria costa, ha cominciato a far acqua e pertanto il potere politico locale, il PD, al servizio delle multinazionali del fossile, ha smesso i panni di babbo natale. Così sua eccellenza il commissario straordinario, quel Bonaccini che, tra un’intervista e l’altra, si fa chiamare anche governatore dell’Emilia Romagna, anche se in Italia le regioni non hanno governatori ma presidenti di regione, prova a fare la voce grossa. Chi se ne frega di osservazioni e opposizioni di merito, proclama dal “balcone” de ‘L’Aria che tira‘, su La7, lunedì mattina: Possono chiedere quello che vogliono, il rigassificatore a Ravenna si farà”. Ma non dovrebbe esserci una procedura trasparente per decidere se si può fare? È categorico l’alto esponente del PD a mettere tra parentesi le valutazioni degli esperti. Che si farà è già stato deciso, il resto sono chiacchiere: «C’è una maggioranza di centrosinistra in Comune che lo vuole» ha concluso.

E pazienza se giorno dopo giorno emergono notizie di problemi rispetto al “progetto” presentato da SNAM. Che, a giudicare da certe espressioni delle amministrazioni interpellate nell’ambito della procedura, comincia a sembrare più a una raccolta di idee (anche più di una tra loro alternative) che a un formale progetto. Riferisce ad esempio il coordinamento ravennate della Campagna Per il Clima – Fuori dal Fossile (il comunicato è pubblicato per esteso sul nostro sito):

«Anche Arpae esprime preoccupazioni, chiede valutazioni d’impatto, solleva diverse questioni da noi reiteratamente proposte in questi mesi, regolarmente infrantesi contro muri di gomma, e spesso fatte oggetto di insulti e accuse di irresponsabilità e di estremismo da esponenti della politica ravennate. Arpae denuncia la potenziale dannosità delle strutture di terra che dovranno sorgere in numerosi punti del territorio comunale, chiede di stimare le perdite di metano dal processo di rigassificazione e trasporto, pretende la valutazione delle conseguenze sull’ambiente marino, segnala che non si sia posta attenzione agli aspetti correlati alla necessità di dragaggi ed escavazioni, e denuncia l’ineluttabilità di importanti emissioni di Co2 e di polveri. Ed altro ancora».

E si tratta solo di una delle tante espressioni intervenute da parte degli esperti, quelli veri, delle amministrazioni competenti. E poi ci sono le osservazioni inviate da cittadini ed associazioni a demolire il progetto. Non sono mancate, definitive, le critiche dell’ultimo ministro dell’ambiente italiano (l’ultimo, visto che quello attuale di ambiente non si occupa ma solo di gas), Sergio Costa, ministro dal 2018 al 2021 e prima ancora Generale di Brigata del corpo Carabinieri Forestale:

«La VIA è importante perché, in una procedura pubblica partecipata, fa comprendere, preventivamente, la sostenibilità ambientale di una opera ingegneristica e quanto e come le emissioni in atmosfera dei fumi, i rilasci di sostanze in acqua e la gestione dei rifiuti speciali pericolosi da lavorazione incidano sulla qualità delle acque del mare di Piombino e Ravenna. Invece tutto questo non si farà. Evidentemente questa importante analisi viene considerata un inutile orpello.

La RIR valuta il rischio reale collegato ad un incidente che possa determinare una emissione, un incendio, uno scoppio a danno dei cittadini, dell’ambiente e dei fabbricati e alle infrastrutture. Anche questa analisi non sarà effettuata.

Quei residenti non sapranno che cosa si stanno mettendo in casa, perché bisogna fare presto. Io non concordo, io non posso concordare. Mettere a rischio la vita delle persone, piuttosto che le infrastrutture di una città per fare presto non è politica».

Anche il Sindaco de Pascale ieri è stato chiamato alla comparsata televisiva su La7 perché ora sentono necessità di non dare per scontato che tutti siano felici e contenti. Ma a Costa de Pascale ha provato a replicare, solo indirettamente, con un post sul suo profilo fb. Più precisamente, all’interno di un commento sotto alla notizia della sua comparsata scrive che: «In Italia il problema è l’eccesso di burocrazia, che questa procedura prova a contenere, non certo la sua mancanza».

Ravenna in Comune non è d’accordo. L’unica unità FSRU già in attività in Italia è il terminale Toscana realizzato nel mare davanti a Livorno attraverso l’impiego di una nave metaniera appositamente convertita. Il terminale Toscana è stato autorizzato a ricevere metaniere di dimensione variabile con una capacità di stoccaggio massimo pari a circa 137mila m3 di gas liquefatto. Il progetto ravennate, a sua volta, prevede il ricevimento del gas mediante navi metaniere di dimensione variabile potendo contare su una capacità di stoccaggio fino a 170mila metri cubi di m3 di gas liquefatto. Il procedimento svolto per l’autorizzazione del terminale FSRU Toscana ha stabilito quale misura di sicurezza una distanza di circa 22 km (12 miglia nautiche) dalle coste tra Livorno e Pisa, nonché una zona di interdizione totale avente raggio 2 miglia nautiche, una zona di limitazione avente raggio 4 miglia nautiche ed una zona di preavviso avente raggio 8 miglia nautiche. Il progetto ravennate, invece, prevede unicamente l’ormeggio stabile della nave rigassificatrice a circa 8 km di distanza dalle coste tra Marina di Ravenna e Punta Marina (poco più di un terzo rispetto a Livorno) nonostante la maggior dimensione degli stoccaggi rispetto a Livorno e, conseguentemente, la maggior pericolosità dell’evento in caso di incidente.

La domanda che sorge spontanea, dunque, è: perché il progetto non presenta previsioni di sicurezza, quanto alla distanza dalla costa, quanto meno non inferiori a quelle di Livorno? Come diceva Piero Angela, «quello della metaniera, che si spezza vicino alla costa, viene definito il peggior scenario “energetico” possibile. Cioè l’incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche». No, caro Sindaco il problema del nostro Comune, che già oggi conta 26 situazioni definite a rischio di incidente rilevante, non è l’eccesso di burocrazia, quanto a sicurezza. È piuttosto il fatto che invece di operare per una riduzione di questo rischio, un sindaco dopo l’altro, lo state incrementando. Nella speranza che il 27esimo non dia luogo a quel terrificante catastrofico incidente che paventava Angela.”