Valorizzare il ruolo dei medici in formazione specialistica che manifesteranno la volontà di lavorare nei Cau, i Centri di assistenza medica per le urgenze previsti dalla riforma avviata dalla Regione Emilia-Romagna.

È il principale obiettivo del protocollo di collaborazione firmato dalla Regione e dai rappresentanti dell’Associazione Liberi Specializzandi dell’Emilia-Romagna, la più rappresentativa della categoria, molto attiva sia a livello nazionale che regionaleTra gli obiettivi principali dell’intesa, dare agli specializzandi le stesse condizioni di accesso, formazione e retribuzione degli altri colleghi medici che lavoreranno nei Cau.

Oggi, in Regione a Bologna, la presentazione dell’intesa alla stampa, con l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, e il delegato ALS per l’Emilia-Romagna Diego Bernini.

I medici specializzandi, a partire dal penultimo e dall’ultimo anno di corso di formazione specialistica, già svolgono un ruolo fondamentale all’interno della sanità pubblica, affiancando presso gli ospedali, le cliniche universitarie e le altre sedi accreditate i medici strutturati in tutte le attività previste nella specializzazione scelta per continuare anche sul campo la loro formazione professionale sotto la guida di tutor designati. Possono svolgere turni nelle sedi di continuità assistenziale (ex guardia medica) e, con l’approvazione del Dl 145 del 2018 (il cosiddetto ‘decreto Calabria’), assumere il ruolo di dirigente medico dopo il superamento di un concorso pubblico.

Il percorso di riorganizzazione dell’emergenza urgenza territoriale e ospedaliera avviato dalla Regione, che prevede appunto una rimodulazione dell’accesso ai servizi di Pronto Soccorso e l’istituzione di centri per la gestione della casistica a bassa criticità, valorizzerà ulteriormente il loro contributo. Il nuovo modello organizzativo, infatti, permetterà ai medici in formazione specialistica un inserimento più rapido nel mondo del lavoro, consentendo al tempo stesso di contrastare il problema della carenza di professionisti sanitari presente in Emilia-Romagna, così come nel resto del Paese.

“Gli specializzandi rappresentano il presente e il futuro della sanità pubblica- afferma Donini– come ha già dimostrato il grande contributo che hanno dato durante la pandemia. Abbiamo molto bisogno di medici giovani, bravi e motivati, da coinvolgere nella riorganizzazione dell’emergenza-urgenza che stiamo portando avanti. Questo accordo favorisce il loro inquadramento nel sistema sanitario regionale, senza nulla togliere al loro percorso formativo previsto dalle rispettive scuole di specializzazione, e permette al nostro sistema sanitario di contare su medici specializzandi qualificati che potranno operare nei Cau, naturalmente su base volontaria, a fianco dei colleghi e alle stesse condizioni”.

“L’accordo tra la Regione Emilia-Romagna e la nostra associazione- sottolinea Bernini– costituisce una buona opportunità per i giovani medici in formazione specialistica di essere valorizzati per la loro professionalità, all’interno del Sistema Sanitario Nazionale. Anche in considerazione delle difficili condizioni lavorative in cui oggi ci troviamo ad operare”.

 

I contenuti dell’intesa

L’accordo punta a integrare gli specializzandi nei nuovi modelli organizzativi della sanità dell’Emilia-Romagna, offrendo loro l’opportunità di rafforzare le proprie competenze professionali in questo nuovo ambito di formazione specialistica, continuando al tempo stesso a frequentare la scuola di specializzazione.

ALS è un’associazione che sostiene i medici in formazione specialistica nel proprio percorso professionale, promuovendo attività a sostegno degli specializzandi e relazionandosi con università, strutture sanitarie ed istituzioni. Sulla base dell’accordo, l’associazione si impegna a promuovere e favorire la disponibilità dei medici in formazione specialistica ad essere impegnati presso i Cau, analogamente al personale di continuità assistenziale, al di fuori dell’impegno orario previsto dal percorso formativo della scuola di specializzazione frequentata. L’associazione accerterà anche che le condizioni di accesso degli specializzandi ai Cau siano le stesse degli altri professionisti che presteranno servizio in questi centri; in particolare si accerterà che il compenso degli specializzandi non sia inferiore a quello degli altri inquadramenti professionali, sia per quanto concerne l’orario di lavoro che per le singole prestazioni.

Inoltre, l’associazione si occuperà di verificare che agli specializzandi sia garantita la possibilità di partecipare alla formazione propedeutica all’attività nei Cau alle stesse condizioni degli altri medici impiegati in queste strutture. Per lavorare nei Centri di assistenza per le urgenze, infatti, tutti i medici devono seguire uno specifico percorso formativo che va dalla pediatria alla dermatologia, dai temi cardiovascolari a quelli respiratori, dalla neurologia all’oculistica senza trascurare i casi di lacerazioni o problemi all’apparato muscolo-scheletrico. Il tutto, ovviamente, nell’ambito della bassa complessità, visto che i casi di emergenza continueranno ad essere gestiti nei Pronto soccorso.  

La Regione Emilia-Romagna – come recita il protocollo – accoglie con favore la disponibilità degli specializzandi a lavorare in queste strutture e si impegna a monitorare e garantire la formazione dei professionisti che presteranno servizio nei Cau, valutando l’efficacia della riorganizzazione dei percorsi di accesso alle prestazioni urgenti.