Martedì prossimo il consiglio comunale discuterà e voterà l’ “Atto di indirizzo su svolgimento di sagre e feste no profit con somministrazione di alimenti e bevande – Proposta di deliberazione presentata dal consigliere Alvaro Ancisi, ai sensi dell’art. 44 del regolamento consiliare”. Il testo originale, proposto da Ancisi fin dall’agosto 2016, è stato lungamente discusso, e di conseguenza progressivamente modificato e integrato, nelle sedute delle commissioni consiliari Affari istituzionali e Attività produttive del 15 marzo 2017 e del 27 luglio e 21 novembre 2018. Ora se ne discute un’ultima versione largamente condivisa.

L’iniziativa risponde alle svariate parti sociali e politiche che da tempo tornano periodicamente ad invocare che il Comune di Ravenna disciplini le molte manifestazioni pubbliche temporanee in cui si vendono cibi e bevande senza gli obblighi che subiscono le imprese del settore, quali bar e ristoranti. Sono un centinaio le sagre o fiere o feste che si svolgono ogni anno nel nostro territorio, pressoché ovunque. Ai loro responsabili sono richiesti solo i requisiti morali, non già quelli professionali. Non valgono, per le aree e i locali che essi utilizzano, i vincoli del Regolamento Urbanistico Edilizio. Non hanno l’obbligo di certificare gli incassi. La tassazione si applica solo sul 3% di quanto liberamente dichiarato. Il decreto Minniti sulla sicurezza ha previsto misure rigorose per gli eventi di pubblico spettacolo, che però non riguardano i casi di sola somministrazione di alimenti e bevande, a prescindere che l’assembramento dei partecipanti sia alto.

Tali ed altre disparità – per non dire che i controlli degli organi preposti si concentrano notoriamente su bar e ristoranti gestiti da imprese – facilitano inevitabilmente condizioni di concorrenza sleale, incentivando anche, a danno di chi paga le tasse, la concorrenza sleale e l’evasione fiscale. La Federazione Italiana Pubblici Esercizi ha stimato come in Italia il settore delle sagre o simili abbia prodotto nel 2017 fatturati abusivi di circa 700 milioni di euro, di cui 37 milioni nella sola provincia di Ravenna, che è al quinto posto in Emilia-Romagna. Numerosi sono anche i casi di interessi smaccatamente commerciali nascosti sotto la veste del “senza scopo di lucro”. Si comprende dunque perché la legge della Regione Emilia-Romagna n. 14 del 2013 abbia impegnato ogni Comune interessato a definire “le modalità di svolgimentodelle sagre, nonché a prevederne“annualmente il calendario. Nella nostra provincia lo ha fatto solo Faenza, nel giugno 2016. Si accinge dunque a farlo anche Ravenna.

IL DOCUMENTO IN SINTESI
Lungi dall’introdurre oneri burocratici insostenibili, con l’atto di indirizzo proposto da Ancisi si stabiliscono modalità trasparenti di esercizio delle sagre, escludendo quelle svolte per interessi personali e valorizzando quante invece perseguono, nel segno della tradizione romagnola, col lavoro volontario dei residenti, finalità benefiche o sociali o di valorizzazione del territorio e quelle tramite cui si sostengono le attività di pro loco, comitati cittadini, quartieri, circoli, parrocchie, ecc. per i bisogni delle collettività. Fermo restando queste caratteristiche, unite all’obbligo che i soggetti organizzatori siano rigorosamente no-profit, si chiede che tra i prodotti enogastronomici somministrati almeno uno rappresenti culturalmente il territorio locale. Viene istituito, con evidenza pubblica, il “Calendario annuale delle sagre e feste” che si svolgono nel comune di Ravenna, disposto secondo categorie omogenee. Salvo che i soggetti organizzatori ne siano esentati per norma di legge, la somministrazione di alimenti e bevande è soggetta, in maniera tracciabile, al rilascio di ricevuta/scontrino avente valore fiscale. L’abbinamento con una o più iniziative culturali e/o sportive e/o ricreative e/o espositive deve essere ad accesso libero. Ai fini della definizione del provvedimento regolatore demandato alla Giunta comunale e per risolvere i problemi che emergeranno nel corso della sua gestione, verranno sentite le organizzazioni del commercio e del turismo maggiormente rappresentative, nonché le rappresentanze degli enti di Terzo Settore e delle associazioni interessate.

Il lavoro di commissione si è concluso con un solo punto non concordato, che riguarda il limite massimo di durata della somministrazione di alimenti e bevande di ogni singola sagra o festa. Secondo la proposta Ancisi, sostenuta da tutta l’opposizione, sarebbe di 12 giorni consecutivi (come già a Faenza), mentre per la maggioranza sarebbe di 30 giorni, in conformità con la norma vigente a Ravenna per tutte le attività temporanee di tale natura, in genere con scopo di lucro.

Il testo di Ancisi ha ricevuto il parere di regolarità tecnica del dirigente delle Attività produttive del Comune e quelli favorevoli della Confcommercio e della Confesercenti. Nel testo che il capogruppo di Lista per Ravenna porta in Consiglio, il punto controverso è però mediato, nel senso che la sua soluzione è rimessa al confronto tra la Giunta comunale e le organizzazioni del settore, allorché sarà definito il necessario provvedimento attuativo dell’atto di indirizzo. Si confida in un’approvazione unanime.