Thalia Zedek (ex Come, insieme a Chris Brokaw) è una delle protagoniste del rock indipendente americano degli ultimi anni. Una carriera lunga oltre un ventennio, tra poetica e canzoni ricercate, tra rock, folk e contaminazioni punk. Sorta di coscienza dell’America musicale, di Patti Smith dell’indie-rock, ha spaziato dal post-punk degli anni ’70 di piccole formazioni come Dangerous Birds, Uzi e Live Skull, fino a un cantautorato austero, d’intensa emotività. Ballate personali e cupe, in cui si rincorrono atmosfere tese e ossessive, fatte di rock e blues spettrale e fascinoso che la voce roca di Thalia acuisce e modella. Zedek è in grado di distillare eventi complessi in momenti semplici, chiari e, a volte, monumentalmente pesanti con una grazia singolare. Attraverso ballate o spacconate, Zedek infonde nella sua musica un’onestà senza fronzoli.
Il suo nuovo album “Perfect Vision” esamina l’ansia e il dolore delle crescenti divisioni tra le persone sia fisiche che ideologiche.
Thalia Zedek è un’artista di statura immutabile e vitalità incessante. La voce infuocata della leggendaria cantautrice e il lirismo schietto danno alle sue canzoni sia la loro potenza emotiva che la cruda bellezza. In Perfect Vision, Zedek trasmuta il fervore e la resilienza in sobrietà, mentre i suoi arrangiamenti avvolgono l’ascoltatore in un messaggio emotivo spesso complesso.
Perfect Vision segue l’album Fighting Season del 2018 della Thalia Zedek Band, creato nel mezzo delle crescenti tensioni negli Stati Uniti. Su Fighting Season Zedek cercava la resistenza, mentre su Perfect Vision cerca la chiarezza in un periodo di isolamento esponenziale e di dubbio. Nel brano “Binoculars”, esplora la difficoltà di rimanere a galla, mentre è sopraffatta dall’incertezza del conflitto e dalla paura. La semplice e ripetitiva linea di chitarra della Zedek marcia in avanti mentre la viola del suo collaboratore di lunga data David Michael Curry le vortica intensamente intorno. La martellante “Queasy”, poi, tuona e si scaglia contro l’ignoranza e l’intolleranza, mentre “Overblown” esamina lo sforzo di comunicare attraverso scismi cavernosi. Ogni sfida e tristezza che Zedek ci costringe a vedere è soddisfatta in egual misura dalla sua chitarra provocatoria e dalla sua voce dissenziente, una torcia che illumina un sentiero per l’ascoltatore per navigare attraverso l’oscurità.