Come abbiamo già avuto modo di evidenziare qualche settimana fa, il progetto presentato da Arco Lavori per la ristrutturazione della piscina comunale non presenta alcun elemento di vantaggio sia per i fruitori dell’impianto sia per il Comune di Ravenna.

Si tratta di un progetto che l’amministrazione de Pascale si ostina a definire “project financing” ma che non ha nessuna caratteristica di questa tipologia di finanziamento di opere pubbliche.

Ci troviamo, invece, di fronte ad una mera anticipazione dei costi di ristrutturazione che vengono, in un primo momento, sostenuti da Ar.co Lavori ma che il Comune si prepara fin da subito a rimborsare al Consorzio, tramite il riconoscimento di un lauto “contributo” pari a 625.000 per i primi 11 anni e 500.000 per restanti 14 anni.

In totale il Comune verserà ad Ar.co Lavori ben 13.875.000 di soldi dei Ravennati, andando a coprire interamente i costi sostenuti dal consorzio e dandogli pure qualcosa in più.

Ma il “project financing” per definizione, prevede che il soggetto privato che realizzi un’opera pubblica, debba rientrare dal suo investimento “grazie al flusso di denaro generato dall’infrastruttura stessa, una volta che questa sia entrata in gestione”.

Con questa logica, come spiegato, male applicata al contratto, Ar.co Lavori ed il Comune giustificano l’aumento delle tariffe di ingresso alla piscina che verrà applicato una volta entrata in vigore la gestione del consorzio.

Ma non finisce qui. Oltre al rimborso totale del costo dell’investimento che contiene anche l’utile d’impresa, il Sindaco de Pascale e la sua Giunta hanno previsto anche il rilascio di una garanzia a favore del concessionario di euro 6.000.000, per il mutuo bancario di pari importo che il concessionario stipulerà con la banca.

Insomma, il Comune paga al concessionario l’intero investimento, gli permette di aumentare le tariffe e gli fa pure da garante per la fideiussione.

Il tutto a fronte di un progetto che non garantisce alcuna miglioria utile al rilancio dell’impianto natatorio e della sua conformità per l’organizzazione di eventi e gare di carattere nazionale ed internazionale.

Non é, infatti, previsto alcun intervento sulle vasche che, secondo il progetto di Ar.co Lavori, rimarranno invariate ancora per i prossimi 25 anni. La vasca da 25 metri verrà mantenuta a 6 corsie, già oggi insufficienti per soddisfare la richiesta dei fruitori dell’impianto, e quella da 50 metri a 8 corsie invece delle 10 considerate il minino per la conformità della vasca per le più importanti gare nazionali.

Senza questi necessari adeguamenti, la piscina comunale non si troverebbe nelle condizioni di poter sviluppare l’attività natatoria per giovani ed adulti e nella condizione di poter ospitare anche campionati e meeting nazionali.

Ci chiediamo come sia possibile che la Giunta comunale non abbia considerato queste basilari necessità del nuovo impianto natatorio comunale.

Ma ciò che più ci fa riflettere, sono i legami esistenti tra Ar.co Lavori e l’attuale gestore della piscina Comunale, Nuova Sportiva.

Risulta, infatti, che, per diversi anni e fino a poco tempo fa, Ar.co Lavori e Nuova Sportiva siano stati soci della società Piscina Beethoven ssd arl che gestisce la più grande piscina comunale di Ferrara.

Partecipazione che Ar.Co Lavori ha ceduto di recente proprio a Nuova Sportiva, con dilazione di pagamento di alcuni anni. Coincidenze?

Certo é che nella proposta di Ar.co Lavori al Comune di Ravenna é previsto un gestore dell’impianto di cui, da quanto ci risulta, non si fa il nome. In assenza dell’indicazione del soggetto gestore, é plausibile pensare che possa essere la stessa Nuova Sportiva.

Un altro fattore che ci preoccupa molto, é la durata del contratto di concessione della piscina ravennate ad Ar.co Lavori: ben 25 anni!

Un lasso di tempo incredibilmente lungo, e non giustificato in quanto sarà lo stesso Comune a garantire al Consorzio il rientro dell’investimento senza che questo necessiti di un tempo congruo per recuperare quanto speso. Tanto più se si pensa che in oltre due decenni, un soggetto privato può chiudere, fallire o mutare la propria condizione, tanto da non offrire più le necessarie garanzie di continuità della gestione dell’impianto. Sopratutto se si tratta di un soggetto che opera nell’edilizia privata, come Ar.co lavori, settore in forte crisi da tempo.

Come si evince dai bilanci dello stesso Consorzio, Ar.co Lavori, ha alcuni crediti in sofferenza. Si parla di cifre imponenti e di dubbia esigibilità, come la commessa per i lavori da realizzarsi per conto di CMC nella metropolitana di Catania (oltre 9 Milioni di euro). O la recente sconfitta, decretata dal Consiglio di Stato, per la gestione e l’assistenza del patrimonio di Acer: oltre 25 Milioni di Euro.

La valutazione dell’affidabilità e della solidità finanziaria e patrimoniale di un soggetto privato che realizzi opere pubbliche, é un obbligo al quale anche il Comune di Ravenna deve attenersi.

A questo punto, visto che l’amministrazione de Pascale non é in grado di gestire un vero “project financing”, proceda lei stessa alla ristrutturazione dell’impianto natatorio comunale attingendo ai canali di finanziamento concessi dalla legge e prevedendo una struttura con caratteristiche sufficienti per poter ospitare gare di prestigio e, al tempo stesso, soddisfare le esigenze dei tanti fruitori della piscina comunale.