12/05/2018 – Come contentino – per salvare la forma – ci faranno forse fare la prima iniziativa ufficiale delle celebrazioni del 2021. Ma la sostanza è un’altra. Chi non si lascia incantare dalla graziosa compiacenza con cui il Ministro Franceschini ha nominato i sindaci di Firenze, Ravenna e Verona invitati permanenti al Comitato Nazionale Dantesco e scorre l’elenco dei 15 componenti effettivi (5 indicati dal Ministro Fedeli) capisce immediatamente che in tale Comitato il peso politico di Ravenna è di fatto azzerato. Ci sono 12 dantisti e 3 jolly. Sui 12 dantisti, vista la loro nota competenza in materia, tanto di cappello: c’è il più importante dantista italiano vivente, Enrico Malato, e il Presidente del Comitato è Carlo Ossola, studioso di sicura qualità (può semmai stupire l’assenza dei 3 più rilevanti – Federico Sanguineti, Giorgio Inglese, Robert Hollander – autori di nuovi commenti alla Divina Commedia usciti nel terzo millennio). Ma, sotto il profilo culturale, è proprio qui il punto debole: un Comitato schiacciato sulla filologia dantesca quando invece oggi proprio la filologia dantesca ha bisogno di aprirsi agli altri specialismi come storiografia, psicanalisi, medicina, fisica, astronomia. E pure dovrebbe aprirsi ai grandi studiosi di Dante stranieri, specie anglosassoni. Sull’Autore più universale di ogni tempo, si è invece scelta una barricata nazionalistica imperniata sul dantismo italiano. E che dire delle sole 3 presenze femminili su 15 componenti, quando sono invece sempre di più le studiose di Dante che hanno offerto decisivi contributi di ricerca? Tralascio di annotare che in tale Comitato non c’e un solo poeta e, se ben ricordo, Dante era un poeta, anzi, il Sommo. E chi può capire meglio il Sommo Poeta se non altri grandi poeti contemporanei magari presi dall’estero? Analizzando la composizione geografica dei 15 prescelti, si ha il seguente quadro territoriale: due da Firenze, due da Pisa, due da Roma, due da Napoli, due da Bologna (per quanto il primo patavino e il secondo nuorese), uno da Potenza, uno da Modena, uno da Milano, uno da Torino. C’è poi il primo jolly (René de Ceccatty), un drammaturgo francese che tuttavia non ha ancora prodotto alcunché di significativo in materia dantesca. Se si voleva uno scrittore di teatro nel Comitato, viene spontaneo chiedersi perché non sia stato inserito Marco Martinelli da Ravenna che su Dante ha già ampiamente dimostrato di saper produrre cose egregie. E se invece si voleva osservare la prevalente linea ministeriale della filologia dantesca, Ravenna non è certo priva di accademici e dantisti di valore, sia in pensione (ad esempio il ravennate Alfredo Cottignoli) sia in attività (ad esempio Sebastiana Nobili, apprezzata dirigente della sede ravennate dell’Alma Mater e organizzatrice del bellissimo convegno internazionale su Dante della primavera scorsa). Il secondo jolly (Giampaolo D’Andrea) risulta in elenco guarda caso al secondo posto (dopo il Presidente Ossola), è un esponente del PD e più precisamente della corrente di Franceschini, che si è voluto così assicurare la presenza di un suo uomo nel Comitato Nazionale anche quando ci sarà un nuovo Governo e lui non sarà più Ministro. Dopo il “commissario politico”, veniamo al terzo jolly (Gabriella Farsi). Designata dalla Conferenza Unitaria Stato Regioni con l’incarico operativo di gestire i rapporti con gli enti locali, è funzionario amministrativo e dipendente del Comune di Firenze. Ma questo non è l’anniversario della nascita di Dante nel qual caso logica vuole che il Comune capofila sia il Comune di Firenze. Questo è l’anniversario della morte di Dante è quindi logica vuole che il Comune capofila sia Ravenna, come avvenne nel 1921. Questo incarico operativo spettava al Comune di Ravenna o alla Regione Emilia-Romagna. Dov’erano gli Assessori alla Cultura di Ravenna e della Regione Emilia-Romagna quando il Ministro Franceschini prendeva tali decisioni? Dulcis in fundo, il già misero stanziamento (1.150.000 euro) inizialmente annunciato da spalmarsi in parti uguali nel quadriennio, sarà invece stanziato quasi tutto (1.000.000 di euro) nel 2021 (e il lettore può già indovinare dove andrà a finire il grosso dei soldi), mentre per i 3 anni precedenti sono previsti € 50.000 ad anno, a malapena sufficienti a pagare i rimborsi spese dei 15 componenti del Comitato, che cesserà le sue funzioni il 22 febbraio 2022, a ulteriore conferma di una visione di corto respiro per la quale tutto inizia e tutto finisce nel 2021, invece di porsi in una prospettiva di lungo periodo come Dante meriterebbe. Non si può non ricordare che per il sesto centenario del 1921, Don Giovanni Mesini cominciò a lavorare otto anni prima. Altra storia. Altri uomini, altre donne. N.B. Il Decreto Ministeriale con la nomina dei 15 componenti ( Carlo Ossola, Giampaolo D’Andrea, Marco Santagata, Marco Petoletti, Giuseppe Ledda, Marcello Ciccuto, Rene’ De Ceccatti, Lina Bolzoni, Piero Boitani, Andrea Riccardi, Enrico Malato, Andrea Mazzucchi, Emilio Pasquini, Natascia Tonelli, Gabriella Farsi) del Comitato Nazionale per la celebrazione dei 700 anni dalla morte di Dante, è stato firmato dal Ministro Franceschini il 21 febbraio 20