Il governo ha risposto in aula all’interrogazione presentata ad aprile dal senatore del Movimento 5 Stelle Marco Croatti in merito al brutale disboscamento in un’area protetta della pineta di Marina di Romea.

“Si attende la chiusura delle indagini che accerteranno le responsabilità in merito al disboscamento che ha comportato la completa eliminazione della vegetazione arborea, arbustiva ed erbacea per una fascia di pineta di larghezza variabile dai 15 ai 30 metri ubicata in località Casalborsetti all’interno del parco regionale del Delta del Po, tra le zone classificate come aree agricole da privilegiare per il ripristino naturalistico, per le quali sono previsti il mantenimento e la conservazione di rari esempi di successione naturale di habitat costieri, dunali e retrodunali” riassume Croatti.

Per quanto riguarda la componente arborea, è stato accertato il taglio di esemplari di pino domestico adulto e parte di una giovane fustata di pioppo bianco.
Nella risposta in aula il governo ha spiegato che le possibili azioni di ripristino dell’area dovranno essere definite a valle delle conclusioni di tali accertamenti e che i relativi costi dovranno essere posti in capo all’esecutore del grave danno ambientale.

“Il Ministero ha risposto positivamente alle sollecitazioni che avevo posto nell’interrogazione dichiarando la disponibilità nel seguire gli sviluppi della vicenda e, parimenti, a rendersi parte attiva durante le fasi di ripristino delle condizioni naturali nell’area colpita.
Nella replica in aula ho ribadito la necessità di aumentare il livello dei controlli sulla pineta e ho evidenziato come sia prioritario affrontare la sfida della difesa dell’ambiente al fine di favorire gli habitat naturali e le biodiversità del territorio, tutelandole anche con normative specifiche. È fondamentale trovare il modo di investire continuamente nella tutela del territorio ed incrementare gli spazi di biodiversità. La pineta è amata dai ravennati, ma è apprezzata dai turisti di tutta Italia e di tutta Europa, quindi ogni centesimo investito per tutelare e salvaguardare quel territorio avrà positive ricadute, non solo sulle comunità locali, ma anche a livello nazionale e internazionale”.

 

La risposta del governo:

“Come riferito dal Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri, l’area d’esecuzione dell’intervento abusivo in località Casalborsetti è di proprietà del Comune di Ravenna e confina con un villaggio turistico privato.
L’area suddetta è ubicata all’interno del parco regionale del Delta del Po tra le zone classificate come aree agricole da privilegiare per il ripristino naturalistico, per le quali sono previsti il mantenimento e la conservazione di rari esempi di successione naturale di habitat costieri, dunali e retrodunali.
Segnatamente, si tratta di area rientrante nel perimetro della zona speciale di conservazione, zona di protezione speciale IT407005, in Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni e Duna di Porto Corsini. Risultano inclusi tre habitat di interesse comunitario con presenza di dune, nonché di vegetazione con pini marittimi e pioppi bianchi.
Si evidenzia al riguardo che l’area non è visibile dalla pubblica via. L’accesso alle zone in cui insistono i capanni e in quelle limitrofe è possibile tramite uno stradello sterrato che costeggia il fiume Lamone ed è poi necessario proseguire a piedi a nord del villaggio.
Competente alla vigilanza sull’area è la stazione dei Carabinieri forestali di Ravenna. Su tutta la fascia boscata ubicata lungo la costa, immediatamente a est di quella all’esame, è competente il Nucleo tutela biodiversità di Casalborsetti, a cui spetta il controllo e il monitoraggio della riserva naturale Pineta di Ravenna.
A seguito di segnalazione del dirigente del Servizio tutela ambientale del comune di Ravenna, lo scorso 3 marzo 2023, la citata stazione di Ravenna competente per territorio è intervenuta per accertamenti, riscontrando l’esecuzione di lavori di movimentazione terreno e taglio di vegetazione in assenza di autorizzazione in area naturale protetta, sottoposta a vincolo idrogeologico e paesaggistico.
L’intervento ha comportato la completa eliminazione della vegetazione arborea, arbustiva ed erbacea per una fascia di larghezza variabile dai 15 ai 30 metri. Il terreno di risulta derivante dalle operazioni di decorticazione è stato addossato alla vegetazione limitrofa non interessata dall’intervento.
Per quanto riguarda la componente arborea, è stato accertato il taglio di esemplari di pino domestico adulto e parte di una giovane fustata di pioppo bianco. L’area di 7.700 metri quadrati, unitamente ad una catasta di circa 45 metri cubi di legname depezzato, veniva immediatamente sottoposta a sequestro.
Le ipotesi di reato sono per deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto, ai sensi dell’articolo 733-bis del codice penale, e per esecuzione di lavoro in assenza di permesso di costruire in area sottoposta a vincolo paesaggistico ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, articolo 44, comma 1, lettera c). Nei giorni successivi, il sequestro è stato convalidato dall’autorità giudiziaria. Il reparto operante ha tempestivamente avviato le attività di indagine finalizzate ad individuare le responsabilità dell’azione illecita.
Delle notizie acquisite a seguito degli accertamenti svolti, che sono attualmente soggette a segreto istruttorio, ai sensi dell’articolo 229 del codice di procedura penale, veniva data comunicazione all’autorità giudiziaria.

La notizia dell’accaduto ha avuto ampio risalto da parte degli organi di informazione locale. Il sindaco di Ravenna ha dichiarato pubblicamente di avere già provveduto a richiedere alla procura della Repubblica l’accesso all’area per effettuare un sopralluogo finalizzato alla progettazione della ripiantumazione, non appena le condizioni stagionali lo permetteranno, presumibilmente a partire già dal prossimo autunno.
Le possibili azioni di ripristino dell’area dovranno essere definite a valle delle conclusioni di tali accertamenti. In ogni caso, i relativi costi dovranno essere posti in capo all’esecutore degli interventi attuati in presunta difformità dalle previsioni di legge.
Ferme restando le conclusioni circa le responsabilità degli esecutori del danno, il Ministero conferma la disponibilità nel seguire gli sviluppi della vicenda e, parimenti, a rendersi parte attiva durante le fasi di ripristino delle condizioni naturali nell’area in parola.”