Mercoledì 4 luglio 2018 il regista Mateo Zoni e la giovane attrice Noa Zatta saranno in Arena Borghesi (Faenza, viale Stradone 4) per commentare il loro ultimo lavoro Il club dei 27 (Italia, 2018) per la regia dello stesso Zoni. Apertura cancelli ore 20,50. Inizio proiezione 21,30. Serata realizzata grazie al Progetto FICE ER – Accadde domani e in collaborazione con l’associazione Faenza Lirica. La pellicola ha ottenuto due riconoscimenti al festival VISIONI ITALIANE 2018: il Premio giovani e il Premio Speciale per comunicazione storica e la documentazione del presente.
Il film
“L’opera lirica e un posto dove un uomo viene pugnalato e, invece di morire, canta.” Dietro la freddura di Leopold Fechtner è nascosto il fascino di un’arte mai scalfita dal tempo. Matteo Zoni, utilizza la formula ibrida docu-fiction per raccontare la storia del giovane Giacomo Anelli, un quattordicenne melomane che vuole entrare nel club dei 27, ovvero un cerchio ristretto di persone appassionate della musica di Verdi e che impersonano una delle 27 opere del maestro.

Recensione
Aiutato dalla fotografia di Daniele Ciprì che innesta molte immagini di repertorio dei più prestigiosi teatri (Alla Scala, il Teatro Regio di Parma, La Fenice, l’Arena di Verona, Il San Carlo di Napoli, Il Massimo di Palermo), Mateo Zoni riesce nell’intento non solo di omaggiare Verdi ma di trasformare il sogno proibito di un ragazzino in un apologo sul potere consolatorio della musica. Nella prima parte seguiamo Giacomo nei suoi tentativi di farsi ammettere nel club prestigioso nonostante la bassa statura. Parallelamente seguiamo i primi passi della biografia del grande maestro parmense: i suoi inizi come organista, il genio precoce, la morte dell’amatissima sorella (che ritorna in forma di fantasma), i rapporti controversi con la religione, la bocciatura al Conservatorio di Milano, i trionfi e i fiaschi di fronte all’esigente e competente pubblico del Teatro Regio. Nel materiale di repertorio dell’Istituto Luce, montato con esperienza da Andrea Maguolo e Fabio Ricci, sfilano tra i più importanti interpreti nella storia della Lirica: Franco Corelli, Giuseppe Taddei, Beniamino Gigli, Renata Tebaldi, Anna Moffo, Maria Callas e Mario Del Monaco. Quando viene intervistato, Giacomo mostra una competenza mostruosa sulla materia: sa tutto sulla biografia del maestro, discute sulle differenze tecniche tra soprano e tenore, sottolinea la diversità tematica-compositiva tra Verdi e Wagner, e come novello critico musicale attribuisce il successo del grande compositore italiano a una origine popolare della sua ispirazione. Un ponte tra alto e basso che rende la musica di Verdi trasversale e universale e che dà la carica al giovane melomane per scalare i gradini che lo portano nelle segrete stanze di Aida, Giovanna D’Arco, e La Traviata. La formula di commistione tra realtà documentaria e materiale finzionale consente allo spettatore di prendere le misure di un mondo particolare che ha nella leggerezza e nella gentilezza le note predominanti, contro l’insopportabile frastuono della modernità. La musica accompagna le immagini dal primo all’ultimo minuto: c’è tutto il repertorio più popolare (il Va Pensiero, Dies Irae Libera me, Marcia Trionfale, Amami Alfredo in versione techno, Libiamo ne’ lieti calici) ma il momento più toccante è l’Addio del Passato intonato da una anziana ospite della casa di riposo Giuseppe Verdi a Milano. Nel timbro della voce e dietro gli occhiali scuri si intravedono i bagliori di un periodo memorabile, un tempo sognato che bisognava sognare.

Chi è Mateo Zoni?
Regista italiano, nato a Parma, si è trasferito a Roma dodici anni fa. Tuttavia molti dei suoi film sono stati realizzati nella sua terra d’origine, “come se avessi un teatro da posa qui” racconta con tenerezza. Tra il 2001 e il 2004 realizza due documentari (Fassbinder, diritto al cuore di Alexanderplatz – 2001 e Rashomon di Ryunosuke Akutagawa – 2004), collabora con Gianni Amelio nel film Il primo uomo (2011) dal libro incompiuto di Albert Camus. Dal 2011 ibrida documentario e film di finzione. I suoi ultimi tre lavori Ulidi piccola mia (2011), Elena, un giorno d’estate (2012) e Il club dei 27 (2017) sono tutti realizzati mescolando realtà e fantasia.

Chi è Noa Zatta?
Diciottenne parmigiana, Noa Zatta si è formata nel Laboratorio Teatrale Permanente a cura della compagnia Numeriprimi presso il Teatro No di Parma, canta da soprano nel coro Ars Canto Giuseppe Verdi del Teatro Regio di Parma diretto dal M° Gabriella Corsaro e studia violino al Conservatorio A.Boito. Debutta al cinema nel 2014 nel film Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores, col quale torna a collaborare anche nel sequel Il ragazzo invisibile 2 (2017).