“Le temperature estreme rappresentano, nei posti di lavoro, un grave rischio per salute e sicurezza dei lavoratori. L’Unione Sindacale di Base e Rete Iside ha avviato una campagna sui rischi del caldo sul lavoro: lavorare con temperature e umidità altissimi in settori come l’agricoltura e l’edilizia ma anche nell’industria e nella logistica (con capannoni e reparti non sufficientemente ventilati e rinfrescati) è infatti un vero e proprio inferno, con strascichi di infortuni, malattie professionali fino persino alla morte.

Alcune regioni anche quest’anno hanno proibito il lavoro in settori come l’agricoltura nelle ore più calde della giornata, ma siamo convinti che servano misure ancor più incisive. Oltre allo stop nelle ore centrali occorre prevedere anche un numero più frequente di pause, la distribuzione di acqua e sali per reidratarsi tempestivamente, nonché attrezzare adeguatamente gli ambienti di lavoro con impianti di ventilazione adeguati.

Bisogna costringere i datori di lavoro a adottare misure di prevenzione adeguate alla tutela della salute: già l’anno scorso avevamo giudicato troppo alto il limite dei 35 gradi per far scattare la cassa integrazione: misure simili in altri Paesi vengono prese quando si supera il limite dei 30 gradi, intervenendo in maniera strutturale sull’orario di lavoro, come ad esempio in Svizzera, dove in agricoltura e nei cantieri il lavoro inizia alle 6 e si conclude alle 13.

Anche in Italia occorre quindi un’azione istituzionale forte che costringa le aziende allo stop delle attività produttive quando si verificano condizioni microclimatiche che mettono a rischio la vita di chi lavora.

USB e Rete Iside continueranno a richiedere lo stop delle attività produttive in tutta Italia quando si superano temperature a rischio.

Ricordiamo l’importante campagna per l’introduzione del reato di omicidio e lesioni gravi o gravissime nel codice penale: una lotta che accomuna il sindacato e l’associazione e che è diventata una legge di iniziativa popolare insieme ad altre forze politiche e sociali: siamo convinti che in questo modo non sarà più possibile per la parte padronale speculare sulla vita di chi lavora, ignorando e tagliando le misure di sicurezza per risparmiare o aumentare la produzione.”