04/04/2018 – I Giovani di Art.1- Movimento Democratico e Progressista intervengono sul tema “cercasi personale per lavoro stagionale” in stabilimenti balneari, alberghi, pizzerie, bar gelaterie e attività connesse al turismo. “Quali sono i contratti che si propongono nei casi sopra citati, quali le condizioni e le retribuzioni? – si chiedono i Giovani di Art.1. Il tema non può essere affrontato guardando una sola delle due facce della moneta. La realtà ne risulta inevitabilmente fuorviata. Se vogliamo ragionare seriamente sul perché si faccia fatica a trovare mano d’opera in questo settore dobbiamo obbligatoriamente rispondere a queste domande, senza ipocrisie, senza strumentalizzazioni in un settore che ormai ha prezzi al consumo alti ed in costante crescita (un bagnino vale 10 lettini? un barista vale 20 birre medie? Un cameriere 2 coperti? ). A noi risulta che le condizioni di lavoro stagionale in riviera oramai siano in molti casi inaccettabili ed è questa la ragione che spinge anche i nostri di giovani, pur cresciuti col mito della stagione estiva, a rinunciare oppure a tentare in altri settori. L’utilizzo spregiudicato, avvenuto negli ultimi anni di strumenti quali i “vaucher” ed i “contratti a chiamata” hanno prodotto un abbassamento sensibile del salario medio molto pericoloso, a cui si legano solitamente orari massacranti, salti di giorni di turni di riposo, condizioni di sicurezza da rivedere. La manodopera qualificata è molto scoraggiata e anche i ragazzi che per mettere via qualche soldo si trasformavano in porta lettini o lavapiatti oramai non sono più disponibili a queste condizioni. Con i contratti a chiamata, che purtroppo molte volte fungono da paracadute per il lavoro nero, si lavora ad esempio nel solo fine settimana e solo se il meteo lo consente, perché se è brutto l’attività può scegliere di lasciare a casa il lavoratore che “naturalmente” non viene pagato, per non parlare di malattia o infortuni nonostante gli impegni presi con il datore di lavoro ad inizio stagione. Per cui finiamola con i “Non hanno voglia di fare fatica”, “Preferiscono stare a casa mantenuti dai genitori e dai nonni”, “Non vedono la differenza tra fare bene il proprio lavoro e pretendere uno stipendio”, “Ci chiediamo che lavoro facciano se non sono più in riviera d’estate”, “Si spaventano all’idea di dover lavorare la sera o il fine settimana, manca la flessibilità”. Se si vuole aprire una riflessione seria, a livello di associazioni datoriali e sindacale – concludono da Art.1 – noi ci siamo ma non si giochi con la realtà, nella speranza che se la domanda supera l’offerta il salario stagionale riprenda a crescere”.