Lunedì 17 febbraio la commissione urbanistica voterà i 4 nuovi progetti di urbanizzazione arrivati sul tavolo del Comune dopo il bando emanato per ricevere le ultime proposte di costruzioni in città prima dell’avvento della nuova legge regionale che promuove il consumo del suolo “zero”.

Da sempre contrari alle tre principali proposte di edificazione (lungo via Firenze, in via Sant’Orsola e in via Cimatti), Fiab e Legambiente lanciano un appello in vista della seduta di lunedì in municipio. La quarta proposta, lo spostamento della cava Zannona nei pressi dell’autostrada, invece, ha sempre trovato d’accordo il mondo associativo ambientalista:

La Fiab Faenza esprime preoccupazione per le proposte di nuove urbanizzazioni  che saranno votate lunedì prossimo, all’interno dell’apposita commissione consiliare: l’intervento in via Sant’Orsola per la realizzazione di nuove unità abitative, la nuova area residenziale di via Firenze, nei terreni attorno a villa Ghilana, e la trasformazione fra via Cimatti e via Santa Lucia. Esistono 3800 appartamenti vuoti, perché questo inutile sprawl urbano?

Inevitabilmente queste proposte implicano consumo di suolo, ed anche se abbiamo appreso dai giornali che portano come compensazione una probabile nuova ciclabile in zona Sant’Orsola, ribadiamo la nostra contrarietà. Le ciclabili non vanno finanziate con la svendita di terreni fertili. La mobilità sostenibile non è un contentino, ma un diritto. Le ciclabili si possono finanziare con risorse pubbliche, accedendo a bandi regionali ed europei. In piena emergenza climatica, il suolo, che assorbe e trattiene CO2, NON va toccato.  Ricordiamo inoltre che una città sostenibile è una città compatta, senza inutile dispersione di nuove villette oltre il perimetro urbano. Queste urbanizzazioni, oltre ad impermeabilizzare il suolo, renderlo sterile, e peggiorare la situazione di emergenza climatica, implicano un ampliamento delle distanze  e quindi aumento dell’uso dell’auto. Come più volte sottolineato, occorre rigenerare e riqualificare le aree già urbanizzate, migliorare le connessioni e riusare il patrimonio edilizio esistente. Se il comune ha davvero a cuore la mobilità sostenibile, dovrebbe impegnarsi a ricucire tutte le ciclabili e ciclopedonali (da noi mappate) che sono per lo più spezzate, sconnesse, spesso mal progettate; dovrebbe ampliare le zone a traffico limitato, incentivare l’uso della bici togliendo spazio alle auto, estendere le zone 30 a tutto il perimetro urbano e progettare sensi unici eccetto bici per dare continuità alla rete ciclabile, oltre ad implementare un’efficiente rete di servizi pubblici verso il forese. 

Ricordiamo a questo proposito, che stiamo ancora aspettando l’adozione del PUMS per poi poter inviare al comune le nostre osservazioni.

Ci auguriamo che il Consiglio comunale rigetti questa inutile, nuova colata di cemento.”

A Fiab si unisce Legambiente: 

“Nel 2010, con l’approvazione del PSC, nell’area degli orti alle Bocche dei Canali l’esistente destinazione ad uso residenziale venne convertita a verde pubblico. Non avvenne per caso, ma a seguito di un’intensa azione degli ambientalisti, col sostegno di molti cittadini.

Dopo dieci anni altri ambienti rurali sensibili sono minacciati dal cemento, a cominciare dall’area antistante villa Ghilana, in via Firenze, parte integrante del paesaggio storico che si estende tra il centro urbano e la collina, e comprendente anche le Bocche dei Canali. Anche in altre due aree, a nord di via Sant’Orsola e in via Cimatti, il cemento rischia di cancellare ampie superfici di suolo rurale, in contesti paesaggistici di pregio. Sono tre nuovi insediamenti residenziali proposti da privati, attualmente all’esame della Commissione Ambiente e assetto del territorio del Comune di Faenza

Dopo un decennio in cui si è costruito in eccesso e con molti progetti realizzabili ma fermi, per mancanza di domanda, un’eventuale decisione di approvare nuove costruzioni appare del tutto anacronistica e totalmente estranea a motivi di fabbisogno abitativo. I dati pubblici sono inequivocabili: ci sono 3800 appartamenti vuoti (dato ISTAT) e altri 3300 nuovi alloggi si potrebbero già realizzare in aree edificabili.

In un tale contesto, una decisione di autorizzare la costruzione di altre nuove case (ville di alto valore economico) risulta assurda e incomprensibile. Le conseguenze invece sono evidenti: nuove aree cementificate e asfaltate causerebbero i danni ambientali del consumo di suolo e alterazioni del paesaggio rurale e storico.

Inoltre, le opere d’interesse pubblico (richieste dalla legge regionale urbanistica) in queste tre nuove zone residenziali appaiono insignificanti. Le proposte prevedono tratti scollegati di piste ciclabili e l’uso pubblico di spezzoni di aree verdi isolati e casuali, che produrrebbero più costi che benefici. Sono interventi che in nessun modo possono compensare il consumo di suolo causato dalla cementificazione e l’impatto sul paesaggio.

Effetti che non sono compensati neppure dagli oneri dovuti per la mancata cessione, da parte dei privati, di porzioni di terreno da destinare a una quota di edilizia popolare, che in queste nuove zone residenziali non viene realizzata. Urbanizzazioni, non necessarie, che risultano incoerenti con il principio guida di azzerare il consumo di suolo rurale previsto dal RUE.

Nel ribadire la contrarietà alle tre nuove aree residenziali, si segnala tuttavia che dalle relazioni prodotte dai privati emergono valori dei terreni molto bassi rispetto a quelli reali. Se nella compensazione economica per la mancata cessione di aree per edilizia popolare, si applicassero tali valori, al danno ecologico si aggiungerebbe anche quello economico! “