Il nuovo orario dei treni regionali in vigore dal 9 dicembre scorso prevedeva, secondo le dichiarazioni dell’assessore ai Trasporti e di Trenitalia, una velocizzazione del servizio per agevolare i tanti pendolari e utenti quotidiani. Dai primi riscontri però emerge che per aumentare la velocità dei treni siano state semplicemente soppresse delle fermate: tra Ravenna e Bologna per esempio sono state cancellate, su quasi tutte le linee, gli stop di Godo e di Classe con conseguenze devastanti per studenti e famiglie. Nella tratta Bologna-Ravenna i treni non effettuano più le fermate tra Bologna e Imola. Sulla tratta San Lazzaro- Imola tra le 17.49 e le 19.08 non ci sono più fermate secondarie come Varignana, Castel San Pietro, Ozzano, San Lazzaro e Bologna San Vitale. Le raccolte di firme dei cittadini si stanno moltiplicando in ogni provincia, oltre alle proteste di sindaci e amministratori del territorio – dichiara il consigliere regionale Gian Luca Sassi, ex Movimento Cinque Stelle.
Sulla responsabilità è cominciato il solito sconfortante balletto tra Regione, Trenitalia e Tper, ma la cosa più grave è che con queste scelte la Regione contraddice le sue stesse politiche, come possiamo incentivare il turismo di qualità, quello verso i piccoli centri ed i percorsi alternativi, quando tagliamo proprio quei trasporti che potrebbero essere utilizzati da questi turisti. Come possiamo dire che facciamo politiche di contrasto allo spopolamento dei piccoli centri, quando sono proprio queste le prime fermate ad essere soppresse – domanda il consigliere Sassi.
Allo stesso modo la Giunta regionale è sorda alle rimostranze dei cittadini e invece vanta come risultato l’aver determinato, per qualunque abbonato che abbia come origine o destinazione una delle 13 città dell’Emilia-Romagna con più di 50 mila abitanti e con percorrenza sopra i 10 chilometri, la gratuità nell’utilizzo degli autobus urbani. Un risparmio medio di circa 180 euro all’anno considerato come un valido incentivo per lasciare a casa l’auto. Questa opportunità però sembra discriminatoria rispetto agli abbonati che non hanno relazioni con un estremo nelle suddette 13 città o che non raggiungono la soglia dei 10 chilometri, senza che ciò possa essere ascritto a una loro colpa, circostanza che la Regione avrebbe dovuto valutare e tutelare almeno differenziando gli incentivi anziché annullarli in queste casistiche- prosegue il consigliere regionale Sassi.
Le responsabilità non possono essere addebitate solo a Trenitalia visto che la Regione tramite Tper cogestisce il servizio di trasporto pubblico locale. Detto in parole semplici, fa programmazione, finanzia, controlla e gestisce, Un commistione che non agevola i cittadini e gli utenti del servizio -conclude Sassi.