In un intervista pubblicata oggi su Repubblica a firma di Giovanna Casadio il primo cittadino afferma che bisogna raddoppiare l’estrazione di metano a 12 miglia dalla costa. “Altrimenti l’Italia sarà sempre succube di potenze spesso poco democratiche”.
Pubblichiamo di seguito  l’intera intervista.

“Più metano italiano dall’Adriatico e meno importazioni”. Michele De Pascale, il sindaco dem di Ravenna, che è città leader in Europa insieme con la scozzese Aberdeen nelle attività di cantieristica a mare, ha affrontato la questione anche con il ministro dell’Economia Daniele Franco. Come oltre 3.000 Comuni, le luci si sono spente a Ravenna l’altra sera contro il “caro energia”, però qui con una richiesta in più.

Sindaco De Pascale, luci spente in città, ma con una rivendicazione in più? 

“Spegnere le luci non è l’unica azione che abbiamo fatto. Da cinque anni  siamo come predicatori nel deserto: abbiamo gridato “al lupo” sul caro energia. Ravenna è la città che dagli Anni Cinquanta è capofila per quanto riguarda l’estrazione di metano, qui è nata l’Eni con Enrico Mattei. Abbiamo assistito al fatto che in anni in cui crescevano i consumi energetici di gas in Italia fino ad arrivare a 70 miliardi di metri cubi, la produzione nazionale è stata ulteriormente dimezzata arrivando agli attuali circa 4 miliardi di metri cubi, nei decenni passati si arrivò fino a 20 miliardi”.

Quindi quale è la richiesta? 

“Una premessa, innanzitutto. L’obiettivo di ridurre complessivamente il consumo dei 70 miliardi di mc lo condividiamo e lo giudichiamo prioritario, per sostituirli con energie rinnovabili. Su questo fronte anzi, siamo parte attiva, tanto che siamo impegnati nel grande parco eolico a mare Agnes . Però non usare il gas italiano per importarlo dall’estero significa commettere tre errori gravissimi. Il primo: il trasporto ne brucia tra il 20 e il 30% con ciò aumentando le emissioni di CO2. Il secondo: si crea un danno economico in termini di royalties e di lavoro. Infine, l’Italia è sempre più succube di altre potenze mondiali, spesso poco democratiche”.

Insomma, lei dice più gas italiano meno putiniano? 

“Assolutamente sì”.

Ma contro le trivelle in mare c’è stata una battaglia ambientalista, oltre che un referendum che non raggiunse il quorum. La ritiene un errore?

“Un drammatico errore. E’ stato sbagliato l’obiettivo, che invece deve essere quello di avere più fonti rinnovabili. Al contrario si è colpito il gas italiano per importare quello straniero”.

Volete quindi estrarre più gas con le trivelle nell’Adriatico? 

“A distanza dalla costa, perché troppo vicini si rischia l’effetto del tutto negativo della subsidenza, ovvero di avanzamento del mare e dello “sprofondamento”. Ma stiamo parlando di estrazioni a 12 miglia dalla costa. Quindi più rinnovabili e, nell’immediato, una maggiore estrazione”.

Il ministero della Transizione ecologica ha dato il via libera a maggiori estrazioni? 

“Non al momento, il Pitesai (il piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee) è un piano sbagliato all’origine di cui il ministro Cingolani ha potuto solo contenere i danni, tant’è che ha più volte annunciato che il governo starebbe studiando un provvedimento per aumentare la produzione nazionale”.

In definitiva lei la pensa come Paolo Scaroni, l’ex ad di Eni e Enel? 

“Se devo scegliere un riferimento, direi che la penso come Romano Prodi  che su questo tema è stato una delle voci più coerenti e attente”.

Cosa occorrerebbe fare in concreto? 

“Le due cose da fare – lo dico con umiltà, ma avendo studiato il dossier – oltre al risparmio energetico, sono da un lato rendere più veloci le autorizzazioni per le rinnovabili, e penso al nostro parco eolico, ad esempio. Dall’altro, raddoppiare la produzione nazionale di gas metano che dagli attuali quattro miliardi di metri cubi, può arrivare almeno a 8 miliardi di mc”.

fonte La Repubblica