“Suscita sempre commozione ricordare una persona che non c’è più, e nel caso specifico del terzo anniversario della morte di don Ugo Salvatori fa un certo effetto tornare a parlare di lui, l’inossidabile parroco factotum. Sì, quel sacerdote tanto amato ma anche tanto chiacchierato soprattutto per le numerose attività imprenditoriali portate avanti con sacrificio e con tanto impegno su fronti sociali ardui e complessi.  Sono comunque tante le persone che lo ricordano soprattutto per il bene compiuto e per quel suo carattere schietto senza peli sulla lingua, con cuore sempre aperto e disponibile.  Un grande operatore di attività caritative, dalla mensa per i poveri, al dormitorio, alla gestione di case di riposo,  e, non meno di quelle  formative nel contesto della sua parrocchia, ma anche a livello di istituzione:  basti ricordare la scuola San Vincenzo de’ Paoli di cui è stato a lungo presidente. Senza dubbio lo si può considerare un imprenditore ossia un ‘intraprendente’, ma  è stato anche un sacerdote vero nella messe ravennate. E tralasciando volutamente l’aspetto caritativo e pseudoimprenditoriale appena accennato, vorrei soffermarmi proprio sulla figura di don Ugo sacerdote sempre con l’immancabile veste nera. Dotato di grande  disponibilità all’ascolto, ha dedicato numerose ore al confessionale (funzione non sempre così comune nel clero ravennate), ed ha saputo esprimere con chiarezza e profondità la parola del vangelo attraverso le omelie, riservando particolare cura nella conduzione delle funzioni liturgiche. Lo ricordiamo con il suo carattere gioioso, spesso ironico e pungente, ma un vero prete attento alle liturgie e all’ esercizio del suo ministero prima di ogni altra cosa. Un vescovo mancato proprio perché sfugge a tante persone la vera motivazione di questa nomina sfumata. D’altra parte sappiamo bene come la ‘ chiesa pellegrina sulla terra ’ operi spesso con logiche completamente diverse dai nostri pensieri. Basti pensare, ad esempio, alla mancata porpora cardinalizia del vescovo metropolita di Milano, mons. Mario Delpini, assegnata invece al vescovo lombardo di Como. Un fatto senza precedenti: sarebbe insomma come conferire la nomina di cardinale al vescovo di Rimini e non, invece, al vescovo di Bologna! Mah! Comunque il nostro don Ugo lo ricordiamo con tutti i suoi valori e per il bene compiuto, così come va ringraziato don Paolo Szczepaniak, attuale arciprete di San Rocco  che pare muoversi nel solco tracciato dal compianto monsignore assieme al suo vicario don Giuseppe Russo.”

Nota: Don Ugo è deceduto durante il sonno il 15 agosto 2020