«Mercoledì 27 settembre scorso, il coordinamento dell’RSU (Rappresentanza Sindacale Unitaria) del Comune di Ravenna ha rivolto ai vertici dirigenziali e al capo-area delle Infrastrutture civili dell’Amministrazione stessa la “richiesta di sopralluogo a garanzia di sicurezza del luogo di lavoro” seguente:“A seguito della segnalazione del crollo del neon nell’ufficio del servizio elettorale e altri episodi di distacco di pannelli che hanno interessato nei giorni scorsi l’anagrafe, siamo a chiedere urgentemente un sopralluogo e una verifica puntuale degli uffici e delle postazioni al pubblico site nella palazzina di Via Berlinguer 30. Pur trattandosi di un edificio di nuova costruzione, è necessario che siano messe in atto tutte le verifiche al fine di garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro e negli spazi frequentati dai cittadini e delle cittadine”.» Ad esporre la questione sono Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna in consiglio comunale, e Gianfranco Spadoni, vicepresidente del Consiglio Ravenna Sud.

Per conoscenza, il messaggio dell’RSU è stato inviato anche alla RSL (Rappresentanza dei Lavoratori per la Sicurezza) e al suo ufficio di viale Berlinguer 58, presso l’area delle Infrastrutture civili. Un quarto d’ora dopo, la stessa mail è stata trasmessa agli indirizzi “everyone” del Comune di Ravenna (“Lista Globale utenti Zimbra”), cioè all’intero corpo, operativo e politico, dell’amministrazione comunale, diventando così di dominio pubblico. «Già da prima, su svariate segnalazioni preoccupate pervenute a Lista per Ravenna da questo stesso palazzo, erano in corso nostri approfondimenti. Per giocoforza, venerdì scorso, quali vicepresidente del Consiglio comunale (Ancisi) e vicepresidente del Consiglio di Ravenna Sud (Spadoni), abbiamo dunque compiuto un sopralluogo sul posto per renderci conto delle evidenze più critiche».

SOPRALLUOGO DI LISTA PER RAVENNA
«Al piano terra, in un locale dell’Ufficio elettorale, mentre, per fortuna, non c’erano persone, erano piombate a terra dal soffitto due plafoniere a led di 120 x 30 cm. Lo dimostrano le plafoniere ancora a terra e i fili con cui erano attaccate al soffitto.

 Non abbiamo ottenuto riscontri sul “distacco di pannelli che hanno interessato l’anagrafe”, avvenuto sicuramente in giorni precedenti, come attestato dalla RSU. Ci ha però colpito, al confronto, nell’androne da cui il personale e il pubblico si diramano verso gli uffici del piano terra e verso la scala che conduce ai piani superiori, un lampadario di grandi dimensioni a sospensione dal soffitto, modello a ragno, composto di numerosissimi paralumi di forma conica e con fili elettrici di lunghezza variabile per adattarsi agli ambienti sottostanti, soprattutto allo scalone di legno.
Negli uffici del primo piano, a febbraio, il controsoffitto, composto di pesanti doghe metalliche rettangolari, ha ceduto, facendone cadere una a terra, anch’essa senza colpire nessuno. Tuttora non rimossa, ha lasciato in alto un’ampia apertura.

Nello stesso piano, circa un anno fa, come pure a maggio di quest’anno, ingenti volumi di acqua caduti dal controsoffitto, per guasto impiantistico idraulico, hanno provocato danni agli uffici. È tuttora visibile nel controsoffitto una griglia di metallo per l’erogazione dell’aria di riscaldamento e del sistema di rinfrescamento, uscita dalla propria sede a causa del passaggio di acqua, probabilmente anche per l’umidità generatasi».

Secondo Ancisi e Spadoni il progetto è “infausto” e diventa basilare “garantire la sicurezza” dei lavoratori e dei visitatori
«Il progetto del nuovo Polo degli uffici, approvato nel 2004 e iniziato nel 2015, dei cui due palazzi è stato finora attivato, sette anni dopo, solo quello del Comune, è costato alla fine quasi il doppio, circa 32,5 milioni e 3.000 euro al metro quadrato. Dalla gravidanza martoriata (6 varianti) e dal parto travagliato sono derivati e derivano inevitabilmente, a chi ha ricevuto in carico il primo edificio attivo, problemi complessi e difficoltà enormi di gestione. Trattandosi di un’opera pubblica, la legge giustifica che la raccolta delle certificazioni e la presa in carico dell’immobile ne abbiano sostituito, in via temporanea, l’agibilità, che sarà dichiarata solo col collaudo finale.
Tuttavia questo non significa che la sicurezza del personale e dei cittadini debbano confidare a ripetizione solamente nella buona sorte. Gli strumenti esistono. Innanzitutto la suddetta Rappresentanza dei Lavoratori per la Sicurezza, imposta dal decreto legislativo n. 81 del 2008 perché verifichi l’applicazione delle misure di sicurezza e di protezione della salute fisica nei luoghi di lavoro. I suoi componenti, eletti dai lavoratori stessi, hanno diritto di ricevere dal datore di lavoro una formazione che li doti di valide competenze tecniche sulle procedure di controllo e prevenzione dei rischi. Ma il punto di riferimento indispensabile è il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), anch’esso imposto dal decreto 81, alla cui redazione concorrono figure professionali specifiche (il responsabile del servizio di prevenzione e protezione, il medico competente, il rappresentante dei lavoratori). Esso deve individuare i possibili rischi presenti nel luogo di lavoro e analizzare, valutare e eliminare, per quanto possibile, le probabilità di situazioni pericolose. Tale obiettivo, nel caso del nuovo palazzo degli uffici comunali, interessa la salute e l’incolumità non solo dei lavoratori, ma anche della moltitudine di cittadini che si rivolge, per necessità e diritto, agli importanti e numerosi servizi pubblici ivi insediati.
Circa l’operatività e l’adeguatezza di tali strumenti, insieme alle valutazioni sul da farsi ad opera della Giunta comunale, Lista per Ravenna presenta, parallelamente, un’interrogazione urgente al sindaco».