Riceviamo e pubblichiamo l alette aperta di Flavio Vichi “Chi ultimamente si è trovato a comprare o vendere casa, ha dovuto fare i conti con la Relazione Tecnica Integrata. Il nuovo documento, obbligatorio dal 1° settembre 2017, redatto da un tecnico abilitato, altro non fa che assicurare la conformità edilizia dell’immobile, con la documentazione depositata presso gli uffici catastali del Comune.
E qui viene il “bello”, perché il fortunato o sfortunato (dipende dai punti di vista) venditore, si trova a scontrarsi con un vero e proprio “delirio” presso i competenti uffici comunali.
Già perché tutti i tecnici abilitati, per poter redarre questo documento, devono per forza di cose accedere alla documentazione catastale citata, mediante un procedimento di accesso agli atti al Comune, che ai sensi della L.241/90 deve essere concluso entro 30 giorni dalla presentazione della domanda. Lo stesso Comune nella ricevuta della domanda di accesso agli atti evidenzia chiaramente che “il procedimento deve essere concluso entro il termine di 30 giorni…”.
Il mio tecnico incaricato ha presentato regolare domanda di accesso agli atti il giorno 3 maggio e ad oggi ancora nessuna risposta (siamo ben oltre il termine di 30 giorni). Dal codice istanza assegnato, è facile ricavare che nei primi 4 mesi del 2018 le richieste a cui il sofferente ufficio comunale si è trovato a dover far fronte, sono state oltre 3800.
Perché il delirio? Non serve molta immaginazione per comprendere ciò che tali ritardi comportano: atti rinviati, stipule posticipate, mutui slittati, impossibilità a rispettare contratti e scadenze, difficoltà a gestire inquilini e affitti in relazione alle compravendite e quant’altro in questo momento non mi sovviene. Se poi vi recate fisicamente presso l’ufficio di Viale Farini, le scene che si presentano sono paradossali, degne delle più divertenti gag fantozziane.
Non ne faccio una colpa agli impiegati, che anzi si sono trovati a dover gestire una mole di lavoro senza precedenti.
Ma gli Amministratori dove sono? Già perché dal lontano settembre 2017 nessuno sembra aver pensato di far nulla.
Dal 2009 con la legge di stabilità, nelle pubbliche amministrazioni i pensionamenti non sono stati rimpiazzati, le mobilità neppure, non parliamo poi dell’incremento di personale… Ravenna ha un corpo dipendenti matusalemme. E allora alla Giunta De Pascale vorrei dire, ora che sono state sbloccate le assunzioni: vogliamo creare qualche nuovo posto di lavoro per i giovani? Vogliamo assumere e risolvere i problemi di organico, sia in questo settore che in altri della Pubblica Amministrazione?
Anche perché quando da questo ritardo il cittadino ne subisce un danno (qualunque sia), può pretendere un risarcimento dal Comune, poiché esiste una responsabilità diretta da imputarsi alla negligenza. Forse una class action farebbe muovere qualche sedia dirigenziale, per prendere provvedimenti in una situazione che invece ora viene considerata come “normale prassi consolidata”.