Nuovi scenari e prospettive nella gestione intelligente della risorsa idrica si aprono con lo sviluppo di soluzioni sostenibili in grado di offrire importanti risposte grazie al CER: il Canale Emiliano Romagnolo, con ANBI (l’Associazione delle Bonifiche Italiane), ha presentato insieme all’Università di Bologna (Dipartimento DISTAL) un progetto virtuoso per il recupero dei nutrienti delle acque di drenaggio e il trattamento delle acque reflue, i cui risultati (ottenuti presso l’Acqua Campus di Budrio, BO) evidenziano come i sistemi filtranti che utilizzano il biochar dimostrino di possedere proprietà di assorbimento di alcuni inquinanti, come nitrati e fosfati, registrando un abbattimento dell’azoto fino a meno 80%.

Gli importanti esiti sono stati illustrati in occasione della chiusura del progetto europeo H2020 WATERAGRI, nel corso di una due-giorni di incontri a Lund, in Svezia, dove è intervenuta Raffaella Zucaro, direttrice generale del Canale Emiliano-Romagnolo e coordinatrice di ANBI Emilia-Romagna, che commenta: “I risultati ottenuti attraverso le sperimentazioni condotte presso Acqua Campus dimostrano il costante impegno di CER e ANBI nella ricerca di soluzioni innovative e nell’implementazione di progetti virtuosi, orientati ad una gestione intelligente della risorsa idrica. Saper rispondere alle sfide portate dai cambiamenti climatici e saper cooperare a livello internazionale per affrontare le questioni legate alla gestione della risorsa idrica sono elementi essenziali di un percorso comune in sinergia con le realtà universitarie nazionali e internazionali”.

Alle sessioni di incontri in Svezia presenti anche Stefano Francia, presidente del Consorzio di Bonifica della Romagna; il professor Attilio Toscano, docente dell’Università di Bologna e il Consorzio di Bonifica di Piacenza,rappresentato dalla Responsabile Comunicazione Chiara Gemmati.

Il progetto comunitario H2020 WATERAGRI, partito nel 2020 e conclusosi dopo quattro anni – e di cui il Canale Emiliano Romagnolo è partner insieme all’Università di Bologna, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari (DISTAL) – è orientato alla gestione intelligente della risorsa idrica e allo sviluppo di soluzioni sostenibili per affrontare le problematiche legate alla gestione delle acque di drenaggio agricolo; vi hanno lavorato ricercatori da tutta Europa per lo sviluppo di soluzioni innovative alla gestione dell’acqua in agricoltura.

Tra i risultati più rilevanti ottenuti da CER-ANBI e UNIBO da sottolineare dunque l’efficacia del biochar, un materiale che deriva dal carbone vegetale ed è ottenuto tramite pirolisi (un processo di decomposizione termochimica) di diversi tipi di biomassa: se posizionato in appositi sistemi filtranti, il biochar ha dimostrato di possedere proprietà di assorbimento di agenti inquinanti quali i nitrati e i fosfati. Le prove condotte all’Acqua Campus, il laboratorio tecnico-scientifico di CER-ANBI, hanno fatto registrare un abbattimento dell’azoto fino al 80%.

Ma c’è di più. La zona umida fitodepurante, presente all’Acqua Campus di Budrio, ha mostrato capacità significative nel ridurre nitrati e fosfati nelle acque di drenaggio agricolo con una variazione di tale abbattimento compresa tra il 40% ed il 100%:una soluzione, questa, che non solo contribuisce alla depurazione delle acque, ma anche alla ricarica della stessa falda acquifera. Nel maggio del 2023 aveva inoltre dimostrato di poter contribuire positivamente al deflusso delle acque durante le piene alluvionali, stoccando temporaneamente oltre 1.500 metri cubi di acqua e prevenendo così il sovraccarico delle reti di bonifica.

Sempre ad Acqua Campus, infine, è stato testato un Water Retainer, polimero (molecola di grandi dimensioni) in grado di ridurre le perdite evapotraspirative dal sistema pianta-suolo: in sostanza, questa macromolecola può contenere la riduzione di quella quantità d’acqua che effettivamente evapora dalla superficie del terreno e traspira attraverso gli apparati fogliari delle piante, in determinate condizioni di temperatura.

[Foto allegata: la collettiva dei partecipanti al meeting ritratta presso il sito sperimentale del progetto Wateragri a Lund (Svezia), da sinistra: Francesco Cavazza (ricercatore Acqua Campus), Zucaro, Toscano, Francia e Gemmati; e un