“In barba alla lotta al consumo di suolo e allo stesso evento alluvionale, il 25 ottobre scorso la Giunta di Faenza ha approvato l’accordo operativo per la lottizzazione dello storico Orto della Ghilana (DEL.Giunta Comunale N° 194/2023).Si tratta di una cementificazione in una zona completamente finita sott’acqua a seguito dell’inondazione del 16-17 maggio, fino a un metro e mezzo. Nonostante il fiume si prenda gli spazi che gli competono, e ci mostra dove non dobbiamo costruire, noi costruiamo laddove l’acqua è già arrivata. Non riusciamo a garantire la sicurezza delle case già esistenti e permettiamo di costruirne di nuove? Faenza è finita sotto i riflettori di tutta Italia, le cementificazioni azzardate in zone alluvionabili sono finite nella stampa nazionale, così come la legge regionale 24/2017, che non stoppa l’avanzata del cemento. Perfino le telecamere di Presa Diretta a settembre 2023 hanno mostrato l’orto della Ghilana minacciato dal cemento, come esempio negativo di gestione del suolo (puntata “Stato di Calamità Permanente” al minuto 1.11.26 intervista a esponenti di Legambiente Lamone).

L’Ispra ogni anno denuncia il consumo di suolo e ripete che non bisogna assolutamente costruire in zone alluvionabili. Incuranti di tutto questo, la Coabi e la Tua Casa, con l’approvazione della Giunta, persistono nel voler sbancare e cementificare quest’ultimo fazzoletto verde, per costruire indicativamente 6 villette uni o bifamilliari, con possibilità di edificazione ulteriore. Sarà anche allargata la strada e fatto un nuovo parcheggio, abbattendo tutti i 19 pini adulti e sani, a lato dell’orto nella bellissima visuale che ora contorna la villa Ghilana. Chiamano questo scempio ipocritamente “riqualificazione delle alberature” e giustificano l’intervento con un superiore interesse pubblico per le classi più povere, salvo poi chiedere al comune di revisionare al ribasso la stima di valore dell’esperto dell’URF relativo ai contributi ERF (alloggi popolari). Oggi sarebbero €282.665,00 ma a causa dell’alluvione il progetto si è screditato e svalutato. Quindi dove sta tutta questa magnanimità verso i ceti più poveri? Come si può mistificare la realtà a questo punto?

Costruire villette, cementificare il suolo, abbattere alberi non corrisponde a nessun interesse pubblico. A Faenza come altrove il suolo viene considerato un bancomat: “Il principale beneficio pubblico”, ammette nei documenti l’Amministrazione Comunale, “è rappresentato dalla monetizzazione della superficie fondiaria urbanizzata”.

Dobbiamo invece metterci in testa che il suolo è uno scrigno di biodiversità, da tutelare e preservare, è spugna di acqua e di CO2, che ci aiuta a mitigare gli effetti del riscaldamento globale.

L’unica soluzione che trovano i proponenti per (a loro dire) “mettere in sicurezza“ le case dal rischio di inondazione, è non fare i seminterrati, e rialzare il piano di campagna. Aggiungono che non essendoci spazio per una vasca di laminazione, “la laminazione viene assolta con il sovradimensionamento della fognatura acque bianche della strada e del parcheggio pubblico”.

In pratica un maggiore volume di acqua finirà nella fognatura principale senza poter essere assorbita dal terreno, causando un sovraccarico e aumento del rischio per tutti.

Ricordiamoci che l’orto della Ghilana ha funzionato durante l’alluvione come perfetto bacino di laminazione naturale, essendo più basso del piano stradale di almeno un metro e mezzo, riempiendosi totalmente (come si vede dalle foto), e pian piano assorbendo l’acqua. La cementificazione e il rialzamento del piano di campagna, come previsto dal progetto, aumenterà il pericolo per il resto del quartiere.

Nessuno, tantomeno la Coabi sa quali eventi estremi succederanno nel prossimo futuro. Con la crisi climatica in atto, i tempi di ritorno delle alluvioni e la stessa intensità sono imprevedibili e nessun argine può dirsi sicuro. Chi pagherà i danni alle nuove villette se dovesse accadere un evento come o peggiore di quello di maggio? Lo Stato o la Coabi?

Da una parte alzano le villette, dall’alta (da prescrizione data dalla stessa Soprintendenza) non devono coprire la visuale della storica Villa Ghilana, come faranno?

Su tutto il progetto aleggia un green/socialwashing patetico. I proponenti dicono che non lo fanno per profitto, né per speculazione, che addirittura “economicamente il progetto non ha senso”. Quindi perché cementificano, se nemmeno ci guadagnano?

Anche le compensazioni sono perfettamente inutili, una strada e un parcheggio pubblico di cui usufruiranno quasi unicamente i residenti delle nuove ville, una ciclabile inutile che congiungerebbe le ville al fiume, e un improbabile percorso naturalistico (che sugli argini non si può più fare).

Se davvero i proponenti ci tengono al bene comune, se davvero non sono mossi dal profitto né dalla speculazione, se davvero il progetto “economicamente non ha senso”, perché non risparmiano l’orto della Ghilana dalla distruzione? Come semplici cittadini, siamo disposti anche a comprare il terreno attraverso un’azione collettiva e utilizzarlo per finalità ecologiche e sociali. Si potrebbe fare un percorso naturalistico, un museo storico botanico all’aperto per tutta la città, che attiri turisti e scolaresche. Sicuramente con minori costi per i proponenti, zero impatto e tanti benefici ecosistemici per la comunità, anche con prospettive lavorative.

Chiediamo al Consiglio Comunale di rigettare la proposta, alla Coabi e alla Tua Casa di ripensarci. Da parte nostra come dal 2021, organizzeremo azioni pacifiche e nonviolente per denunciare a livello nazionale l’ennesima urbanizzazione folle in una zona alluvionata.”

Faenza eco-logica