Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è ha deposto una corona di fiori sopra la tomba di don Giovanni Minzoni ad Argenta a ricordo del centenario della uccisione del sacerdote da parte delle squadracce fasciste.

Dopo la deposizione, all’incrocio tra via don Minzoni e via Pascoli, davanti alla lapide che ricorda il luogo del martirio, Mattarella ha osservato un minuto di raccoglimento.

Poi un saluto alla piccola folla che si era radunata festante davanti alla chiesa e un passaggio alla lapide ed al grande murales che si trovano nel posto, a pochi metri, in cui il sacerdote è stato ucciso dai fascisti. Mattarella in piazza ha ascoltato un gruppo di ragazzi che spontaneamente, al suo passaggio, con al fianco il sindaco della città ed il governatore Bonaccini ha cantato festosamente l’Inno di Mameli. Per tutti una stretta di mano e un saluto.

Nato a Ravenna nel 1885, dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale come cappellano militare (fu decorato al valore militare) Don Minzoni divenne parroco ad Argenta, un popoloso centro agricolo che si trova in provincia di Ferrara, ma che ricade nel territorio della diocesi di Ravenna. Qui si oppose in maniera molto netta alle violenze dello squadrismo fascista, in un territorio pesantemente segnato dagli scontri politici del biennio rosso. Da forte sostenitore della dottrina sociale della Chiesa e del Partito Popolare di don Sturzo, promosse alcune cooperative, fu particolarmente attivo nel sostegno ai lavoratori e fu anche uno dei pionieri italiani della diffusione del movimento scout.

Venne assalito da due persone facenti capo al ras di Ferrara Italo Balbo la sera del 23 agosto 1923. Soccorso da alcune persone del luogo, morì poco dopo a causa delle ferite riportate, a 38 anni. Le responsabilità della sua morte, insabbiate durante il regime fascista, vennero acclarate nel dopoguerra, quando gli assalitori del sacerdote vennero condannati. Vennero poi scarcerati per l’amnistia. (Ansa)