Si chiama BIOVALE il progetto innovativo di recupero dei sottoprodotti della vinificazione promosso da Ager (Agroalimentare e ricerca) e presentato nei giorni scorsi in Caviro Extra a Faenza durante il workshop «Il valore aggiunto dei sottoprodotti dell’industria enologica». «BIOVALE è uno dei più importanti progetti di recupero legati al settore vitivinicolo che siano mai stati finanziati – evidenzia Rosa Prati, responsabile dell’area Ricerca e Sviluppo di Caviro -. Le tecnologie messe a punto all’interno di BIOVALE sono assolutamente futuribili e, già nei prossimi mesi, potrebbero essere integrate con successo nella filiera».

Le tecnologie di recupero perfezionate all’interno del progetto, standardizzate e replicabili in molte industrie enologiche, hanno infatti già superato la fase di sperimentazione grazie a progetti pilota messi a punto in collaborazione con le Università di Udine, Bologna e Roma “Tor Vergata”.

Nel dettaglio BIOVALE include la tecnologia SFE – Supercritical Fluid Exatraction, che prevede l’estrazione dalle vinacce di composti bioattivi utilizzando “anidride carbonica supercritica”, ossia in condizioni di alta pressione e senza uso di solventi chimici dannosi alla quale si affianca una tecnologia che trasforma i sottoprodotti della produzione vinicola in bio-elettricità attraverso un sistema di celle a recupero di energia (Microbial Fuel Cells).

Il progetto BIOVALE punta quindi sul concetto di “bioraffineria” intesa come trasformazione di biomassa in un’ampia gamma di bio-prodotti e di bioenergia. Secondo la Commissione Europea le bioraffinerie saranno centrali per migliorare l’efficienza dell’utilizzo delle risorse e la prevenzione della produzione di rifiuti in un’ottica di economia circolare.

Al seminario di approfondimento organizzato in Caviro, moderato dal prof. Fabio Fava (Università di Bologna), hanno partecipato lo coordinatrice del progetto prof.ssa Carla Da Porto (Università di Udine), Silvia Licoccia (Università di Roma 2), Lorenzo Bertin (Università di Bologna) e Rosa Prati, area Ricerca e Sviluppo di Caviro.

Caviro nasce nel 1966 a Faenza per valorizzare le uve dei soci in una terra ricca di identità e ad alta vocazione vinicola. Oggi Caviro rappresenta 12.800 viticoltori in 7 regioni e con il 10% dell’uva italiana conferita è, di fatto, la Cantina più grande d’Italia e la prima azienda per volumi di vino prodotti del nostro Paese.

Caviro è inoltre in prima linea per la promozione di un modello di produzione sostenibile e a basso impatto ambientale e sociale. La divisione Caviro Extra è impegnata nel recupero dei sotto-prodotti che vengono trasformati in prodotti nobili per l’alimentare, il farmaceutico e l’agricoltura e, grazie a recenti investimenti, anche in biometano. Inoltre, quanto rimane, viene trasformato in energia da fonti rinnovabili grazie alla compartecipata Enomondo.