A distanza di dieci mesi dall’insediamento del governo Meloni arriva il decreto attuativo che rende operativa la mappatura dei regimi concessori balneari. In quasi un anno questo esecutivo ha solo perso tempo, bloccando un settore nell’incertezza e decidendo di giocarsi un’unica carta per bypassare la direttiva Bolkestein e lasciare tutto così com’è: quella di convincere l’Europa che le spiagge italiane non siano una risorsa ‘scarsa’.

“Mentre si avvicina sempre più la scadenza delle attuali concessioni turistiche, stabilita per il 31 dicembre 2023 dal Consiglio di Stato, il governo scommette tutto, a partire dal futuro del comparto balneare e quello di tante piccole imprese, su una sorta di escamotage molto debole, che ha poche probabilità di convincere la commissione europea. In alcune regioni italiane, come l’Emilia Romagna una percentuale superiore all’80 per cento delle spiagge fruibili è in concessione a bagnini mentre il 20 per cento dovrebbe essere destinato alle spiagge libere. Percentuale per altro non rispettata. Una strategia difensiva che appare fragile e perdente.

Il comparto balneare rischia di trovarsi a ridosso della scadenza delle concessioni senza che sia mai stato affrontato il tema delle gare, senza che se ne siano discussi i contenuti, i possibili rischi e le necessarie tutele per le micro imprese che avranno necessità di tempo per trovare finanziamenti e garanzie. E senza che i comuni siano pronti ad un carico di lavoro enorme per assegnare le concessioni.

Il governo Meloni sta gettando nel caos e distruggendo un settore fondamentale per il Paese; mettendo altresì a rischio le risorse del PNRR e avvicinandoci a multe eurounitarie molto salate. Ma soprattutto getta via la straordinaria opportunità per cancellare privilegi, per restituire diritti ai cittadini su un bene comune e per rilanciare investimenti, innovazione, occupazione di un settore strategico per l’offerta turistica italiana. Un vero disastro”.