Com’è noto la pandemia ha comportato rilevanti ripercussioni sull’occupazione, impattando in particolare su quella femminile. In molti casi, donne che avevano un lavoro, hanno scelto di lasciarlo per potersi meglio occupare dei figli, anche a causa dei servizi pubblici e privati per l’infanzia esistenti in parte, ma spesso scarsamente idonei a modularsi sulle esigenze reali dei genitori lavoratori.
Tante infatti le mamme costrette a lasciare temporaneamente il proprio lavoro o ad usufruire di permessi non retribuiti per stare accanto ai propri figli, magari a casa in DAD.
Proprio per questo, uscendo dall’ormai apertamente controproducente sussidio a chi non lavora, o a chi viene pagato per restare a casa e non lavorare, la nostra proposta è quella di creare un fondo ad hoc per l’erogazione di contributi alle coppie con entrambi i genitori, che lavorano, con figli minori fino a 11 anni, che possa consentire, soprattutto alle mamme, di non dover lasciare il lavoro per occuparsi dei figli.
Il fondo, che sarebbe alimentato in particolare dalla parte del bilancio non vincolato del comune e da specifici fondi europei, sarebbe ovviamente previsto per coppie che non superano una determinata soglia di reddito e che dimostrano che l’occupazione di entrambi i genitori permane per il periodo di erogazione del contributo.
Non un mero bonus una tantum (a spot), ma un sostegno di prospettiva in favore dei genitori, che in tal modo potranno programmare al meglio i propri impegni professionali, certi di poter contare su quelle risorse necessarie a copertura di servizi che dovrebbero essere molto più versatili ma che a causa di sindacati ottusi e di procedure ottocentesche non riescono ad essere realmente utili a famiglie, con genitori sposati o meno.
Il lavoro è un diritto e un dovere.
Per farlo con passione e dedizione, i genitori devono avere la serenità per i loro figli.