Oltre 120 pescatori fra Rimini e Ravenna potrebbero vedere la propria attività bloccata se non verrà confermato il via libera alla pesca in Adriatico per le vongole con misura minima a 22 millimetri. È quello che accadrà nel caso in cui il Parlamento europeo, su richiesta di alcuni eurodeputati spagnoli, non dovesse prorogare fino a tutto il 2020 la deroga già concessa all’Italia dalla Commissione Ue, alla normativa che vieta la pesca delle vongole sotto i 25 millimetri.
Si tratta di una misura di gestione che prevede la riduzione della taglia minima di 3 millimetri, già autorizzata da Bruxelles nel 2017 quando vennero riconosciute le specificità dell’ecosistema del mare Adriatico e la piena sostenibilità biologica. Una deroga che la Commissione europea ha ritenuto di proporre ancora per un anno (quindi per tutto il 2020) al Parlamento europeo.
“Nel 2016 – spiega Vadis Paesanti, vicepresidente Confcooperative FedAgriPesca Emilia Romagna – l’Unione europea ha concesso per tre anni (2017-19) questa deroga all’Italia, permettendoci di pescare e commercializzare vongole con una dimensione minima di 22 millimetri. Il provvedimento è in scadenza e la Commissione Ue, a seguito di analisi che hanno confermato come la fauna ittica non sia stata alterata, ha deciso di proporne l’allungamento per un altro anno incontrando per adesso la contrarietà degli eurodeputati spagnoli che hanno chiesto che venga ritirato. Se il Parlamento europeo dovesse dargli ragione e il limite minimo per le vongole pescate in Adriatico tornasse a 25 millimetri, nella Riviera romagnola 54 barche per la pesca di vongole (37 nella marineria di Rimini e 17 in quella di Ravenna) dovranno essere tirate definitivamente in secca con più di 120 pescatori che si troveranno senza lavoro per provvedere alle proprie famiglie”.
Tre millimetri, da 22 a 25: il nodo del contendere è tutto racchiuso in questa misura che sembrerebbe trascurabile ma non lo è affatto. “La vongola Venus Gallina – prosegue Paesanti -, che vive in particolare nei fondali sabbiosi del tratto di mare compreso fra le province di Ravenna e Rimini ed è comunemente nota come poverazza, in queste zone non riesce quasi mai a raggiungere la misura minima prevista dalla Ue. Negli anni abbiamo fatto diversi tentativi di favorirne lo sviluppo, incluso prevedere lunghi periodi di fermo pesca, ma i risultati sono stati inequivocabili: a differenza delle vongole veraci, la poverazza una volta raggiunti i 22 millimetri circa, comincia lentamente a decadere e, per lo più, muore prima di conquistare questi fatidici 3 mm che mancano per la misura richiesta dall’Unione Europea”.
Non c’è quindi alcuna volontà predatoria dell’ambiente né la ricerca di facili scappatoie alla legge, alla base della richiesta italiana di conferma della deroga, ma una semplice e chiara presa di coscienza di una situazione concreta e tangibile, supportata da dati e analisi: “Abbiamo collaborato in questi anni con diversi enti di ricerca – prosegue Paesanti – per dimostrare come la nostra pesca non solo non sia lesiva per l’ambiente e l’ecosistema delle vongole ma anzi, ne favorisca lo sviluppo, permettendo la crescita sana di nuovi esemplari che trovano meno competizione e più nutrimento dopo la raccolta da parte nostra degli esemplari adulti. Abbiamo inviato i dati a Bruxelles e confidiamo che, anche sulla base di queste risultanze, la deroga venga confermata. Ne va del futuro di un settore che esporta un’eccellenza apprezzata ben oltre i confini nazionali”.
Osservando i dati dell’export, Paesanti fa notare infatti come “tra i nostri principali clienti nei mesi compresi fra ottobre e aprile c’è proprio la grande distribuzione e le catene di ristorazione spagnole che non trovano dai fornitori locali una quantità di prodotto sufficiente per soddisfare le proprie esigenze. Se nel mare Adriatico non potessimo più pescare le vongole a 22 millimetri, a rimetterci sarebbero quindi anche i consumatori spagnoli che apprezzano il nostro prodotto”.